Da Bersani una “svolta pacifista” per arginare Ingroia. Ma il Pd vota per la proroga delle missioni militari
Il Pd ha deciso che la campagna sul “voto utile” non è sufficiente per arginare il movimento di Ingroia e per frenare la sua ascesa nei sondaggi, sempre più preoccupante per il partito di largo del Nazareno. Così Pier Luigi Bersani ha voluto compiacere l’elettorato della sinistra radicale sposando la battaglia antimilitarista che chiede il taglio dei fondi per i caccia F35. “Bisogna assolutamente limitare le spese militari sugli F35, la nostra priorità non sono i caccia ma il lavoro”, rilancia il leader Pd. Tuttavia la svolta “pacifista” di Bersani non ha impedito al Pd di votare in aula proprio oggi a favore della proroga di nove mesi delle missioni militari all’estero, finanziate con una spesa complessiva di 935 milioni. Solo l’Idv ha votato contro.
Le parole di Bersani sugli F35 sono arrivate nella giornata in cui Mario Monti aveva fatto una cauta apertura al Pd, osservando che non c’è nulla di comunista in quel partito, condizionato semmai dall’estremismo di Sel. Ma la controffensiva bersaniana non si ferma qui: il leader Pd schiera in campo l’uomo migliore per contendere i voti moderati, Matteo Renzi, con il quale farà una manifestazione l’1 febbraio a Firenze. Renzi domani sarà alla trasmissione Le invasioni barbariche (condotta da Daria Bignardi, che non gradisce però la presenza di Berlusconi). La campagna elettorale del Pd si concentrerà ora nelle regioni chiave: Lombardia, dove, oltre a Bersani, anche Renzi giocherà un ruolo di assoluto protagonista, Campania, dove già oggi il capolista Enrico Letta ha cominciato la campagna per il voto utile attaccando De Magistris, e Sicilia. I sondaggi, però, segnalano un’erosione, soprattutto ai danni di Sel, da parte del movimento di Antonio Ingroia. E se Vendola plaude all’uscita antimilitarista di Bersani l’accusa di Ingroia, come di Di Pietro, resta la stessa: la complicità con il nemico, cioè Mario Monti. “Per me – attacca oggi l’ex pm – il nemico numero 1 non è Berlusconi ma Monti, l’uomo delle banche e quindi a Bersani che chiede quale sinistra fa vincere la destra, io rispondo: la tua”.
Sono 90 gli esemplari di caccia F35 che l’Italia, allo stato, dovrebbe acquistare: in un primo momento erano 131 ma poi, in seguito alla crisi economica, il programma è stato rivisto al ribasso e, lo scorso febbraio, il ministro della Difesa Di Paola ha annunciato al Parlamento un taglio di 40 esemplari. Si tratta di una spesa importante se si pensa che il costo attuale dei primi esemplari varia tra i 99 e i 106,7 milioni di euro. Si calcola che i 90 F35 che verranno acquistati alla fine rimpiazzeranno circa 250 vecchi velivoli. A favore degli F35, su cui l’Italia ha investito già circa 2 miliardi e mezzo di euro, pesano anche le ricadute sul versante economico ed occupazionale, specie per quanto riguarda il polo di Cameri (Novara), dove vengono costruite ed assemblate parti dell’aeroplano, ma anche per una serie di piccole aziende.