Coop, banche & compagni: la colpa è sempre dei “soliti ignoti”

28 Gen 2013 20:23 - di Girolamo Fragalà

Il rapporto c’è ma non si vede. E se lo sospetti, ti becchi pure gli insulti e magari vieni sbranato nella fossa dei leoni. Bisogna ammetterlo, a sinistra hanno una capacità che gli altri non avranno mai, neppure dopo secoli: non li cogli mai con le mani nella marmellata e – se scopri che le dita sono sporche – non hai neppure il tempo di dirglielo perché si sono già precipitati a pulirle con acqua e sapone. Accade da anni con le Coop, accade ora con le banche. Vox populi le chiama «Coop rosse», non certo per il colore delle insegne; nelle regioni di sinistra spuntano come funghi a ogni angolo della strada, ce n’è sempre una a portata di spesa; chiunque sa che ci sono legami con i partiti (o il partito) ex comunista, ma nessuno sa spiegare come e perché. Lo stesso accade con gli istituti di credito: famosa è la frase “abbiamo una banca”, diventata un tormentone, e nessuno ci fa più caso; i dirigenti massimi di alcune banche hanno dichiarato che votano Pd, ma è solo un caso, nessuno fraintenda; tutta la vicenda del Monte dei Paschi di Siena sta diventando così complicata che la gente finisce per non capirne più niente, tranne il sospetto (sempre quel maledetto sospetto) che  in qualche modo la sinistra ci sia in mezzo. Ora però le cose si stanno complicando, siamo in campagna elettorale ed è difficile buttare tutto in caciara. Proprio per questo ci sono le minacce alla «vi sbraniamo», un tentativo di uscirsene per il rotto della cuffia. «Bersani non se la può cavare con gli sbranamenti, vada in qualche circo a sbranare qualcuno», ha detto Renato Brunetta. La verità è che «se Mps non restituirà il prestito che con i Monti-bond arriva a oltre cinque miliardi di euro, di fatto lo Stato in potenza è già azionista della banca. Come diceva qualcuno al telefono, il sogno della sinistra si è avverato: abbiamo una banca. Chiedo a Pci, poi Pds, Ds, Pd di spiegare i rapporti tra il partito e questa banca». La risposta non arriva. C’è poi un altro aspetto: «Monti dice di non vergognarsi della collaborazione con Goldman Sachs. E la stessa banca d’affari qualche giorno fa in un documento ne ha anche auspicato la vittoria insieme a Bersani – ha sottolineato Maurizio Gasparri – un’ingerenza quantomeno inopportuna, che ci fa pensare ad un legame di dipendenza ancora forte. E oggi, mentre sta deflagrando lo scandalo Mps nel suo torbido intreccio tra banca e politica, ogni azione è giustamente guardata da sospetto». Qualcosa non quadra, lo capisce anche il più distratto degli elettori. Che ha la sensazione di trovarsi in un labirinto di specchi, tra banche, Coop e partiti. E dove c’è l’uscita, le immagini di Bersani e Monti che si intrecciano. Chissà perché, ma quell’elettore ha un altro sospetto: che alla fine i due stringeranno un’intesa politica, che tanto politica non è.

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