Tutti i dolori del giovane grillino…
Dicono che abbia le mani nei capelli e non dorma la notte alle prese con il rompicapo della giunta e la patata bollente del buco di bilancio. Solo malignità? Dopo undici giorni di fascia tricolore Federico Pizzarotti, il neosindaco di Parma, sarebbe al primo impasse: inesperienza, veti incrociati e troppi forfait da parte dei nomi illustri. La fotografia dei dolori del giovane grillino è del Corriere della Sera che spara a zero sull’immobilismo «di questo esperto di informatica, dipendente di una banca di Reggio Emilia, catapultato dalle urne al vertice di una città che, alla crisi mondiale, ha aggiunto sciagurate varianti locali». Ma più che una fotografia sembra un killeraggio eterodiretto, magari dai notabili del Pd che non sopportano l’exploit del trentanovenne grillino e ancora devono mandare giù la batosta.
A difendere il primo cittadino è, invece, il suo “nemico numero uno” Paolo Buzzi, già vicesindaco della giunta Vignani e candidato sindaco del Pdl, che smentisce le cifre del commissario prefettizio e non intende infierire sull’avversario. «Non brilla per velocità, ma lasciamolo lavorare, qualche giorno in più per la nomina degli assessori non cambiano il destino di Parma».
Buzzi, che di numeri se ne intende, smonta pezzo per pezzo la relazione sulla salute delle casse comunali. «Non c’è nessun buco: un conto è il debito contratto dal Comune per gli investimenti e per produrre patrimonio un altro è il buco di bilancio per scoperture. Non c’è nessun dissesto». E le cifre da capogiro (oltre un miliardo di euro) riprese dal Corriere sulla scorta della relazione del commissario? «Ci sono errori macroscopici a livello contabile, sono stati inseriti 20 milioni di debiti di una società che non ci sono. Dalle nostre parti si direbbe che è stata scritta con il deretano…». Nessun accanimento sull’eroe del movimento 5 Stelle gettato nel tritacarne amministrativo senza nessuna esperienza. «Mettere insieme la squadra di assessori e collaboratori non è impresa facile, specie per chi non si aspettava di essere eletto e non ha dimestichezza con la macchina comunale. Anzi, da parte di Pizzarotti, è un bene procedere con prudenza e andare con i piedi di piombo». Insomma non ci sono all’orizzonte paralisi né ritardi pericolosi, la nascita di una nuova giunta è sempre costellata di polemiche e retroscena giornalistici. «Lasciamo che si organizzi, è un ragazzo volenteroso…».
E, invece, tutti a stargli addosso: e allora, questa giunta? E l’inceneritore? E quando fiorisce il grillismo in salsa parmigiana? «Le 5 Stelle già brillano meno…», malignano in certi ambienti un po’ snob. «Che qualcosa si sia incartato è evidente», scrive l’inviato del Corriere. Dei super consulenti sbandierati prima del ballottaggio, nomi di spessore come Loretta Napoleoni, Maurizio Pallante, Pierluigi Paoletti, non c’è traccia. «Non ci vogliono mettere la faccia, troppo rischioso…» sibilano dal Pd, più defilati invece i due avvocati della crociata contro l’inceneritore, fiore all’occhiello della campagna elettorale di Pizzarotti, che piuttosto che fare marcia indietro «si farebbe uccidere», sorride Buzzi.
Il toto-assessori, poi, è stato un susseguirsi di corto circuiti. A parte la retromarcia su Valentino Tavolazzi, espulso da Grillo, per la Cultura sono stati sparati tre nomi, bruciandoli tutti e tre e offrendo il fianco alle opposizioni.
Ma il passo falso più attaccabile è la stravagante idea di selezionare on line i curriculum per la scelta degli assessori. Al Pdl, che annuncia un’opposizione costruttiva («guarderemo i fatti»), viene da sorridere. «In un assessore conta la capacità politica», dice Buzzi, «da un profilo on line si può ricavare la storia professionale della persona ma non se ne può dedurre l’indicazione per guidare un assessorato. Detto fra noi – aggiunge – non è che con la scelta di persone note e di provata fede si ottengano sempre risultati migliori, ma affidarsi alla rete non è il metodo più adatto». E il destino dell’inceneritore? «La nostra posizione è chiara, lo abbiamo sempre voluto, l’opera è stata deliberata dal Consiglio comunale all’unanimità e i lavori sono praticamente ultimati. Il termovalorizzatore è necessario per il territorio che non ha impianti di smaltimento, anche se è continueremo con la ricerca di tecnologie alternative. Tra l’altro il meccanismo è quello della co-generazione con cui vengono prodotte elettricità e acqua». È una partita delicata anche dal punto di vista normativo, «in questa fase non compete al sindaco decidere».