I partiti si tagliano i fondi, ma non basterà
La Camera affronta lo snodo del finanziamento o risarcimento elettorale dei partiti con un testo condiviso ma tempestato di emendamenti. Per lo più emendamenti “scenici”, per sottolineare la propria differenza dagli altri o per lasciare traccia del proprio passaggio. Molti gli interventi che propongono di rinunciare all’ultima tranche per destinarla ai più bisognosi, ognuno secondo le sue sensibilità (gli esodati, gli asili per sostenere le madri lavoratrici). Immancabile l’incentivo alla “rappresentanza femminile”, che stabilisce una penale per i partiti che non avranno almeno un terzo di elette. I partiti non rinunceranno del tutto ai finanziamenti, più che altro hanno voluto dare un segnale all’opinione pubblica. Si prevede un taglio del 50 per cento che probabilmente non sederà le polemiche. Ma il voto pone interrogativi sul senso dei partiti e sulla loro sussistenza. Cosa succederà senza soldi pubblici? Chi potrà, se li farà dare dalle grandi aziende, dai gruppi finanziari o da organizzazioni di altra natura. Qualcuno rilancerà le sottoscrizioni militanti. Ci saranno di nuovo dei partiti Davide e dei partiti Golia e ci vuole molto ottimismo per pensare che prevarranno i primi. I partiti, comunque, se vorranno sopravvivere, dovranno re-inventarsi. O raccontare bugie. Dire che fanno campagne elettorali con mille euro come hanno sostenuto certi candidati sindaci, magari. Se la pubblicità è l’anima del commercio, è anche vero che la propaganda non ha bisogno di rispettare la verità. Sicuramente per entrambe servono soldi. Ma anche qualche idea e un prodotto presentabile…