Giavazzi-Passera, lotta di potere senza esclusione di colpi mediatici
Solo qualche giorno fa il professor Francesco Giavazzi paragonava Mario Monti a Prometeo, il personaggio mitologico che “per regalare il fuoco e la speranza agli uomini fu condannato al supplizio”. Oggi, imbarcato dal premier a bordo, continua a criticarlo sulle colonne del Corriere della Sera. Coerentemente. Ma qualcosa non torna. L’elemento di disturbo, che rende il percorso dell’economista arruolato da Monti meno cristallino di quello che potrebbe apparire, è rappresentato dai media, da quella presenza ingombrante del gruppo Rcs, un partito d’opinione che fin dall’inizio spinge Monti, si inginocchia al supercommissario Bondi e “impone” a Palazzo Chigi il proprio editorialista Giavazzi. Innescando una curiosa reazione, opposta e contraria, del ministro “commissariato” da Giavazzi e Bondi, quel Corrado Passera costretto a rivolgersi al giornale nemico del governo, il Fatto, per lanciare segnali di vita con un’intervista che il quotidiano di Padellaro e Travaglio gli concede lasciandogli inattesi spazi di autopromozione di se stesso e del governo. L’effetto è bizzarro, con due esponenti del governo che su due quotidiani mai così distanti per stile e orientamento, manifestano pareri opposti sull’operato dell’esecutivo approfittando delle due sponde, per una volta entrambi amichevoli con Monti.
Il botta e risposta
Alberto Alesina e Francesco Giavazzi sul Corrierecriticano il governo guarda caso proprio sulla riduzione della spesa pubblica dopo l’annuncio della cosiddetta “spending review”, ossia l’analisi e la revisione della spesa per tagliare gli sprechi e ottenere così risorse per la crescita. Secondo i due economisti, nonostante le buone intenzioni, finora il governo su questo tema non ha fatto quasi nulla e non si rende conto “che l’Italia rischia di avvitarsi in una spirale di tasse, recessione, deficit e ancor più tasse”. La cosa è rilevante proprio perché Giavazzi è stato personalmente coinvolto da Monti nella “spending review”, in veste di consulente, e il tema viene affrontato in un post scriptum all’articolo, in cui si annuncia la collaborazione iniziata con il governo. «Monti è una persona disposta ad ascoltare anche chi lo critica…», spiega zuccherinamene Giavazzi. A conferma che la “moral suasion” del partito del Corriere non solo è servita a mettere un piedone nel Palazzo, ma anche a dare a Monti il crisma della magnanimità democratica rispetto ai suoi critici, comunque amici e comunque disposti a dargli una mano. E Passera? Sul quotidiano più ostile a Monti (che sfotte via Solferino sul lecchinaggio di Bondi…) il ministro si concede il lusso di definire il premier “il miglior presidente del Consiglio possibile” e sull’operato del governo dice che ha portato a un “recupero di credibilità quasi immediato”. Nell’intervista insolitamente soft, Passera strizza l’occhio alla sinistra e ai sindacati: «Tra le prime destinazioni dei risparmi e delle risorse recuperate ci dovranno essere le famiglie più disagiate. I redditi più bassi vanno aiutati, non solo con sgravi fiscali». Poi esclude l’ipotesi di elezioni anticipate. «Non mi pare che ci sia la volontà di mettere in difficoltà l’Italia», dichiara. «Dopo il 2013, credo che si tornerà alla situazione politica fisiologica.Vorrebbe anche dire che saremo fuori dall’emergenza», conclude, mai incalzato sui temi che in genere il Fattoaggredisce.
La gelosia di Polillo
Passera non è l’unico a soffrire l’ingresso di altri tecnici nel governo, con la benedizione del Corriere. C’è anche il sottosegretario all’Economia, Gianfranco Polillo, che ieri ha fatto subito riferimento alla consulenza affidata a Francesco Giavazzi, durante il Focus Pmi dal titolo “L’Italia tra crisi e opportunità”. Non senza malizia. «Da quello che Francesco Giavazzi scriveva sul “Corriere”, credo che l’idea è questa: non fare spending review danneggiando le imprese, ma introdurre criteri automatici non discrezionali…». Crede, ma non sa. Anche lui attende di sapere, dal nuovo arrivato.