Un tecnico in Rai? C’è già Lorenza Lei
Mario Monti avrebbe un nuovo piano per Viale Mazzini. Lo scrive il Corriere della Sera, secondo cui il premier – per rinnovare i vertici della Rai, il cui mandato scade il 28 aprile – punterebbe su una sorta di «moral suasion» nei confronti delle forze politiche: nessuna modifica alla Legge Gasparri, ma un’intesa stabilita sulla responsabilità politica.
La scelta sarebbe quella di puntare su nomine «di alto livello culturale e manageriale, di riconosciuta competenza nel settore radiotelevisivo e dei new media» e che nel Cda non ci siano parlamentari o ex parlamentari. Una soluzione che potrebbe mettere d’accordo il Pd, che vuole una rottura con linee del passato e minaccia diversamente di non partecipare alle sedute della Vigilanza e il Pdl che vuole mettere mano alla governance.
Tra le ipotesi che sono attualmente allo studio da parte del governo ci sarebbe quella di attribuire al futuro direttore generale (per il premier il candidato ideale resterebbe Enrico Bondi, risanatore della Parmalat) deleghe quasi da amministratore delegato. Oltre a Bondi, per entrambe le ipotesi di presidenza e direzione generale, continuano a circolare anche i nomi di Claudio Cappon (due volte direttore generale), di Giancarlo Leone (considerato un sicuro aziendalista), di Rocco Sabelli (manager uscente di Alitalia). Ultima candidatura ma non meno debole, quella dell’attuale direttore generale, Lorenza Lei, rilanciata da Angelino Alfano che ha bocciato l’ipotesi del “kommissario”. «Non si può commissariare un’azienda – ha detto il segretario Pdl – che ha i conti in ordine e i bilanci in attivo». Secondo Alfano «il commissariamento si fa quando le cose non funzionano ma, a quanto ci consta, il direttore generale sta facendo un buon lavoro dal punto di vista dei conti che sono in ordine e la Rai è addirittura in attivo».
Sarebbe quindi sbagliato, per Alfano «commissariare che ha i conti in regola e le cose che si possono dire sono quelle che derivano dai bilanci. Se i bilanci fossero stati in disordine o in perdita quelli della sinistra avrebbero detto che quella era la ragione per togliere il direttore generale dal suo incarico. Essendo in ordine i conti si dice che questi non sono un valore e non conta nulla». Quanto alla riforma della Rai «è un tema sempiterno. Il mio problema, sempiterno anch’esso è se qualcuno con l’eufemismo della parola riforma vuol semplicemente mettere le mani sulla Rai. Se il tema è questo – ha concluso Alfano – noi diciamo no perché crediamo che il servizio pubblico sia un servizio a disposizione dei cittadini e non dei partiti».