Tolosa, ecco lo stragista: toh, non è un neonazista…

21 Mar 2012 20:12 - di

Altro che parà neonazi: l’autore della carneficina di Tolosa è Mohamed Merah, 24enne francoalgerino, sedicente “qaedista”. La svolta si è avuta ieri, quando l’edificio dell’uomo è stato circondato dalla polizia ed è iniziata un’estenuante trattativa. Quanto ai moventi, la prudenza è d’obbligo, ma le motivazioni di natura islamista non sembrano in discussione. Il ragazzo, peraltro, si sarebbe vantato delle sue uccisioni, rivendicandole in pieno e non sembrando affatto pentito. Pare anche che l’uomo – sospettato di aver ucciso i tre parà freddati nei giorni scorsi – avesse in programma di uccidere un altro militare proprio ieri.

Dagli al fascio
Risolta l’emergenza di ordine pubblico, tolto dalle strade un pericoloso stragista, resta ora il momento della riflessione: perché tutti i media d’Europa, ancora fino a ieri mattina, pubblicavano i soliti dossier triti e ritriti sull’estremismo di destra anziché riflettere sulle contraddizioni intrinseche al modello di società dominante? Per carità, il giornalismo è un mestiere difficile, costretto a rincorrere con tempistiche ingrate un’attualità che spesso va fortissima. Lo svarione è dietro l’angolo, tanto più che in questo caso la pista “neonazi” veniva avallata anche dagli inquirenti. Ma certo che un po’ di calma avrebbe giovato. E invece il Corriere della Sera se ne è uscito subito con la solita mappa un po’ confusionaria dell’arcipelago estremodestro francese, citando Troisième Voie, Gud e Bloc Identitaires (sarebbe senza “s” finale, come capirebbe ogni studente medio di francese, ma magari pluralizzando a caso l’effetto choc è più forte). Poi martedì, alle ore 13:46, un’agenzia Ansa ha rilanciato anche da noi l’indiscrezione relativa al probabile non coinvolgimento nel delitto dei tre parà d’estrema destra. Insomma, i tempi per correggere il tiro in corsa c’erano, anche se il solito Le Monde era intervenuto per intimare l’altolà, spiegando che nessuna pista poteva essere esclusa. Niente da fare, la macchina dei nazibusters de noantri si era già messa in moto. Vediamo i risultati, dunque. Barbara Spinelli se la cava con una articolata e raffinata analisi su Repubblica in cui cita la Lega e se la prende con lo Stato nazione in quanto tale, tanto da lanciarsi in un improbabile elogio degli… imperi. Se lo dice lei, noi siamo d’accordo. Curiosamente misurato Il Fatto Quotidiano, che l’allarme neonazi lo rilancia stancamente e in poche righe, giusto perché va fatto. Anche se non manca di suggerire la colpevolezza oggettiva del Front National, dato che Jean Marie Le Pen avrebbe addirittura citato alcuni versi di Brasillach non più tardi di un mese fa. Non delude le attese il manifesto, con una prevedibilissima paginata dell’ineffabile Saverio Ferrari, che sull’argomento la sa talmente lunga da sbagliare per ben due volte il nome di Gianluca Casseri, il folle della strage di Firenze, da Ferrari chiamato Giancarlo. Non male anche la grafica del Messaggero, che illustra con tanto di simboli “la galassia neonazista” francese. In tutto questo va purtroppo segnalato il conformismo di certa stampa di destra, che per il solito complesso d’inferiorità non ha esitato a seguire la scia scandalistica dei colleghi di sinistra. Ecco, quindi, che Il Tempo se ne usciva ieri con un pezzo naziapocalittico che mescolava sigle europee un po’ a casaccio, con frasi come questa: «La svastica sembra tornata a sventolare sui cieli d’Europa». Libero, invece, scomodava addirittura (?) Nicholas Farrell per una panoramica sull’antisemitismo francese, con tanto di foto austera del maresciallo Pétain. Anche Panorama non si faceva mancare una paginetta di nazisteria parlando di «nipotini di Hitler» che spuntano ovunque, «truppe di fedelissimi al Fuhrer, che ne onorano la memoria e che sognano il suo ritorno nelle vesti di un nuovo Messia». Non è la sceneggiatura del nuovo Indiana Jones, giuro.

La lista nera
La stampa nostrana, poi, non ne esce meglio dall’altra notizia di giornata, ovvero l’ennesima ricomparsa, sul famigerato sito “Holywar”, della lista dei docenti ebrei. Un elenco indegno, che tuttavia non compare nel web per la prima volta. Se ne sentì parlare, infatti, già nei primissimi mesi del 2008. Poi se ne riparlò un anno fa. E oggi l’elenco – massimamente esecrabile, come del resto accade per tutte le liste di proscrizione – rispunta di nuovo fuori. Nessuna novità, insomma. Il portale che ospita la blacklist, peraltro, fa periodicamente parlare di sé, ma anche in questo caso gli equivoci, la disinformazione e la superficialità giornalistica regnano sovrani. Per vari organi di informazione, per esempio, “Holywar” è semplicemente un “sito neonazista”, quando in realtà si tratta di un guazzabuglio web complottista e antiebraico di matrice, però, cattolico-tradizionalista. Sul sito, anzi, è possibile trovare paginate intere di deliranti teorie sull’origine ebraica (e quindi, per i gestori del portale, intrinsecamente malefica) di fascismo e nazionalsocialismo, con affermazioni farneticanti del tipo: «I razzisti ebraico-sionisti furono i fondatori del nazismo, e il nazismo ebraico fu il fondatore di Israele!» o «L’ideologia nazista, é dall’inizio alla fine completamente ebraica!». Pazzie, ma non certo pazzie neo o parafasciste. Gli aggettivi per stigmatizzare questa roba sono pressoché infiniti, ma cosa c’entri il “neonazismo” non è dato saperlo. Così come non era affatto “neonazista” il tanto citato Anders Behring Breivik, l’autore della strage di Utoya, che propagandava un indigesto minestrone ideologico fatto di xenofobia e antimarxismo, certo, ma anche di cristianesimo, filosionismo e massoneria. Breivik stimava Churchill e andava pazzo per il filosofo liberale John Stuart Mill, quello che nel suo On Liberty raccomandato dall’intellighenzia democratica scriveva che verso «quelle società arretrate in cui la razza stessa può essere considerata minorenne» ogni mezzo è giustificato, visto che «il dispotismo è una forma legittima di governo quando si ha a che fare con barbari». Ma chissà, forse anche Mill era del Bloc Identitaire.

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