Matteoli: «Un errore da bischero, quello scoglio è segnalato»

16 Gen 2012 20:48 - di

C’è l’umana angoscia per una tragedia assurda, evitabile e incomprensibile, ma c’è anche la ferita al cuore di chi considera quei luoghi, semplicemente, casa propria. L’ex ministro Altero Matteoli parla della tragedia dell’isola del Giglio con un tono diverso da quello compassato e riflessivo con cui solitamente affronta le sfide dentro e fuori il Pdl. «È stato un errore da bischero», dice. E invita a fare presto…

Senatore, sulla Costa Concordia infuriano le polemiche. Si parla di regole di sicurezza insufficienti, tanto per quel che riguarda ciò che avviene a bordo delle navi che per la questione delle rotte. Lei è stato ministro dei Trasporti, ha avuto questa sensazione?

Ma no, le regole sono sufficienti. Non è che ogni volta che c’è una tragedia bisogna scrivere nuove norme. Cominciamo a far rispettare le leggi esistenti, che bastano e avanzano. Il problema, come ormai è chiaro, è un altro…

Quale?

Vede, chi conosce il mare – e io posso dire di conoscere quelle zone come le mie tasche – sa che nemmeno con le nostre barche da 12 metri è consigliabile avvicinarsi a quegli scogli. Insomma, è stato un errore umano e basta.

Un errore umano costato (per ora) sei vite umane…

Guardi, è un miracolo che siano state solo così poche…

In che senso?

Vede, la crociera è un’esperienza straordinaria, se tutto va bene. Quando però qualcosa va storto ci si accorge che ci sono 4300 persone in 300 metri. Come si salvano 4300 persone? Ma ci rendiamo conto? E siamo fortunati che tutto ciò sia accaduto a 200 metri dalla riva, se succedeva a 2 o 3 miglia morivano tutti. In questi casi c’è da fare i conti con il panico, con i bambini, con gli handicappati. Insomma, non è una situazione semplice.

Quindi le polemiche sui soccorsi sono infondate?

Sui soccorsi non posso dare giudizi, non avendo informazioni di prima mano. Certo, c’è l’impressione che il comandante abbia perso la testa, prima con quella manovra spericolata e poi con il tentativo di nasconderla ritardando l’allarme. Questo ha complicato una sensazione già difficile: siamo sull’isola del Giglio, quanti vigili del fuoco ci saranno, lì?

E la storia della sirena che suona davanti alla terraferma per compiacere il capo cameriere?

Ma questa è una cosa che si fa sempre, solo che si fa a 2 o 3 miglia dalla costa…

Insomma, lì non era proprio il caso di passare…

Guardi, io quella zona la conosco davvero bene, ci sono stato mille volte. Anzi, il primo di giugno ero proprio lì, ho dormito proprio lì vicino: è inutile dire che quello scoglio non era segnalato, io le carte le ho viste e lo scoglio c’era…

Intanto i giornali esteri fanno di tutta l’erba un fascio. E così Schettino diventa il prototipo di tutti gli abitanti del Belpaese, pasticcioni e disorganizzati…

Mah, se un italiano è un bischero, come diciamo noi in Toscana, non è detto che noi si sia un popolo di bischeri. Poi starà alle autorità competenti stabilire le sue colpe. Peraltro a Grosseto c’è un pm molto in gamba, quindi saprà valutare bene la situazione. Non è compito mio stabilire le responsabilità, anche se mi sembra evidente che questo incidente sia il frutto di un errore umano.

Intanto, dopo l’immediato soccorso ai superstiti e la ricerca dei dispersi e delle eventuali salme, emergono in tutta la loro gravità le questioni legate al turismo e alla tutela dell’ambiente…

Esatto. Bisogna correre e mettere in sicurezza la nave. Vede, io mi sono trovato in una situazione analoga da ministro, quando una nave – ovviamente di tutt’altre dimensioni – si spiaggiò a Castiglioncello. Allora dovetti nominare un commissario, che dovette fare una gara d’appalto etc. Insomma, i tempi rischiano di essere troppo lunghi.

Ma a chi spetterà togliere di lì il relitto?

In mare le navi abbandonate diventano formalmente “rifiuti”, quindi spetterebbe al ministero dell’Ambiente. Non credo, tuttavia, che la Costa vorrà abbandonare la nave, quindi spetterà a lei. Pensiamo solo che il relitto andrà tagliato in due sul posto, un lavoro immane. L’importante è fare presto.

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