«Un governo tecnico? Mi viene da ridere…»
Non si può certo dire che l’accoglienza sia freddina. Quando la Cavalcata delle Valchirie inizia a risuonare nell’anfiteatro, i giovani del Pdl sono già tutti per Silvio Berlusconi. Bandiere e applausi, per la sua tradizionale apparizione alla festa di Atreju. È un Cavaliere sorridente e ottimista quello che arriva nello spazio vicino al Colosseo, un premier quasi beffardo quando prima di salire sul palco, rispondendo a una domanda di un giornalista di Ballarò, assicura di non temere le inchieste. Il premier, poi, si lancia tra i ragazzi delle prime file per stringere mani e fare qualche fotografia. Richiamato da Giorgia Meloni, Berlusconi torna sui suoi passi ma, salendo pochi gradini che lo separano dal palco, inciampa proprio all’ultimo scalino. «Ecco, abbiamo la foto di domani», gli dice il ministro dei Giovani abbracciando Berlusconi che, a causa dell’inciampo gli è praticamente caduto tra le braccia. «Grazie presidente per averci salvato dal comunismo», esordisce la deputata Pdl Annagrazia Calabria, responsabile nazionale dei giovani, prima di lasciare la parola a Giorgia Meloni, che invita Berlusconi ad avere coraggio, «perché possiamo anche ancora cambiare il Paese e far vincere l’Italia contro i troppi nemici che lavorano contro…». La parola va a Silvio, che ringrazia per la splendida accoglienza. «Apre il cuore avere a che fare con i giovani dopo che si è avuta la ventura o la sventura di vedere certi telegiornali», comincia il presidente del Consiglio. L’inizio è sulla manovra, sulla pesante eredità del passato, dal debito pubblico all’evasione: «È difficilissimo fare qualcosa di un concreto in un sistema che non dà nessun potere a chi è alla guida del governo», dice. In questi anni «ho sentito un senso d’impotenza drammatico. Il governo non ha nessun, nessun potere», si lamenta il premier, prima di attaccare i sostenitori del governo tecnico e di sottolineare come uno degli ostacoli sia il potere di interdizione di una parte dei giudici: «I cittadini sono depositari della sovranità popolare; i cittadini votano e col voto passano la sovranità popolare al Parlamento e ai suoi membri. I membri del Parlamento votano, ma il risultato del loro viene abrogato. Sintetizzando e semplificando oggi la sovranità popolare non è più dei cittadini e del Parlamento ma è dei magistrati di Magistratura democratica», attacca il Cavaliere.
Berlusconi ricaccia indietro soluzioni alternative alla sua: «Non vedo in giro così tanti tecnici che possano avere un’autorevolezza personale nei rapporti con gli altri, il talento con gli altri e che possano mettere in campo anche e soprattutto se non hanno autorevolezza politica». E rilancia: «Abbiamo ancora 18 mesi davanti a noi: dobbiamo fare la riforma dell’architettura dello Stato, della giustizia, del fisco», dice ai ragazzi del Pdl che lo applaudono, spiegando che questo periodo servirà a realizzare le riforme che in precedenza non si sono potute fare «perchè, in particolare per quanto riguarda la giustizia, c’erano partiti contrari come l’Udc e poi il partito del presidente Fini». Ma «arriveremo alla fine della legislatura», assicura il premier. Berlusconi ripercorre tutte le tappe dell’approvazione dell’ultima manovra, la lettera della Bce, la necessità di fare in fretta e bene. «Nessun tecnico avrebbe fatto il nostro miracolo». E spiega: «Puntare al pareggio di bilancio entro il 2013 è un record assoluto, perché l’ultimo pareggio di bilancio è stato raggiunto dal presidente del Consiglio Marco Minghetti nel 1876». Poi passa al tema della coesione nazionale, della scarsa collaborazione delle opposizioni, del ruolo dei sindacati: «Il «patriottismo invocato da tutti sulla manovra economica messo in pratica dalla sinistra e dal Pd è stato quello di fare lo sciopero generale. Hanno dato una immagine negativa del Paese, contro gli interessi del Paese». Invece, lui, Berlusconi, nonostante qualche “sfogo” al telefono, ama l’Italia, «non me ne vado, questo è il più bel paese del mondo e voglio restare per cambiare il sistema». Arriva la domanda sulle pensioni: «Ho 27 anni, sono preoccupato, come voi», scherza Silvio Berlusconi. Un applauso deciso parte dalla platea della festa dei giovani del Pdl di Atreju quando, dal palco, Silvio Berlusconi lanciato il tandem Gianni Letta e Angelino Alfano per i vertici istituzionali dei prossimi anni. «Il mio pensiero recondito, l’ho detto anche tante volte, è quello di vedere in futuro Gianni Letta al Quirinale e Angelino Alfano a palazzo Chigi», dice il presidente del Consiglio suscitando l’applauso della platea. Che poi difende il suo privato, messo ai raggi X dai giudici: «Il bunga bunga è una cosa innocentissima». C’è spazio anche per la Libia, Gheddafi, ma soprattutto per la vergognosa vicenda di Cesare Battisti, su cui Berlusconi non si è arrreso: «Eravamo riusciti a instillare profondi dubbi nella Corte suprema di giustizia brasiliana, consideravo di aver convinto il presidente Lula, che mi aveva lasciato aperta una porta e confidavo che messo alle strette avrebbe concesso l’estradizione. Invece Lula nel suo giorno ultimo di governo ha dato ascolto ai sondaggi. È stata una grandissima delusione – ha concluso Berlusconi – ma non è detta l’ultima parola, penso possano accadere delle cose che possano portare a modficare la situazione. Noi lavoreremo a questo riguardo».