Conte parla all’Europa. Ma l’Europa non se lo fila

12 Feb 2019 19:20 - di Caterina Ronchieri
Il premier Conte si è talmente montato la testa da auto definirsi “Presidente della Repubblica e garante dell’unità nazionale”. Questo accadeva ieri. Oggi pomeriggio però si trovava a Strasburgo, per parlare di fronte al parlamento europeo riunito in sessione plenaria. Peccato che nessuno si sia preso il disturbo di andare a sentirlo.
Nonostante sia stato ricevuto con tutti gli onori sia dal presidente della Commissione Junker, con cui ha avuto un colloqui di 35 minuti contro i 20 previsti, che dal presidente dell’europarlamento Antonio Tajani.

In aula, questo pomeriggio, a sentire il premier italiano ci sono stati solo un centinaio di deputati. Cento su 751 membri del parlamento europeo. Tra i deputati italiani, che sono 73, non più di una trentina sono stati in aula a sentire il nostro presidente del consiglio. L’isolamento internazionale a cui ci siamo votati, in modo così insensato e autolesionista e l’assoluta irrilevanza europea che ne è derivata, era palpabile questo pomeriggio nell’aula di Strasburgo, quasi plasticamente.
Quello che aveva da dire il nostro premier al parlamento europeo riunito in sessione plenaria, all’organo democratico dell’Ue, ai deputati eletti in tutti i Paesi europei, semplicemente non interessava a nessuno.
Speriamo che questo aiuti il governo a comprendere che non sono gli insulti a darci peso a livello internazionale. Che il non tener fede agli impegni presi (vedi Tav) non ci dà credibilità. Ce ne toglie. Che cercare sponde politiche con chi usa le molotov per mettere ferro a fuoco le città del nostro alleato non ci rende più credibili. Ci fa solo fare la figura di un Paese allo sbando. Senza nessuna credibilità né obiettivo. Pagheremo caro l’isolamento internazionale a cui ci stanno così inutilmente e scioccamente condannando.

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