L’ultimo pasto dell’uomo di ghiaccio del Similaun? Ecco cos’ha mangiato

12 Lug 2018 15:49 - di Redazione

Oltre al batterio dell’ulcera di 5300 anni fa, scoperto nello stomaco della mummia Oetzi, l’uomo di ghiaccio del Simulaun, ora studi più recenti, dopo aver passato al setaccio ferite, “acciacchi”, i numerosi tatuaggi e persino il rame della sua ascia, rivelano nuovi segreti e consentono alla scienza di arricchirsi di nuove acquisizioni.

Uomo di ghiaccio del Simulaun: ecco qual è stato il suo ultimo pasto

Del resto, l’eccezionale mummia scoperta nei ghiacci delle Alpi orientali nel 1991 da due turisti tedeschi, e ribattezzata l’Uomo venuto dal ghiaccio, è divenuta ormai una star. E ora – grazie a un lavoro pubblicato su Current Biology – conosciamo persino il contenuto del suo stomaco. Un’analisi che offre preziose informazioni sulle antiche abitudini alimentari dei nostri antenati. L’ultimo pasto dell’Uomo del Similaun morto circa 5.300 anni fa, spiegano i ricercatori, era decisamente grasso. E ricco di carne di stambecco. «Usando un approccio multi-omico combinato con la microscopia, abbiamo ricostruito l’ultimo pasto dell’Uomo venuto dal ghiaccio, dimostrando che aveva una percentuale molto alta di grassi nella dieta, integrata con carne selvatica di stambecco e cervo, cereali come il farro, e con tracce di felci tossiche», afferma Frank Maixner dell’Eurac Research Institute for Mummy Studies di Bolzano, in Italia. Il team spiega che l’analisi non era avvenuta prima, perché inizialmente gli scienziati non erano in grado di identificare lo stomaco di Ötzi. Lo stomaco infatti si era spostato durante il processo di mummificazione. Nel 2009 lo stomaco è stato individuato durante una nuova indagine sulle Tac, così è iniziata l’analisi del contenuto. «Il materiale nello stomaco era, rispetto ai campioni del basso intestino precedentemente analizzati, straordinariamente ben conservato – dice Maixner – e conteneva anche grandi quantità di biomolecole uniche come i lipidi, cosa che apriva nuove opportunità metodologiche per rispondere alle nostre domande sulla dieta di Ötzi».

Una dieta ricca di grassi (fonti di energie) compatibili con il freddo e l’altitudine

I ricercatori hanno combinato i classici approcci microscopici e tecniche molecolari moderne per determinare l’esatta composizione della dieta dell’Uomo del ghiaccio prima della sua morte. L’analisi ha identificato il tessuto adiposo di stambecco come la fonte di grassi più probabile. Circa la metà del contenuto dello stomaco era composta da grasso. Se la dieta ricca di grassi era inaspettata, gli scienziati hanno concluso che “ha perfettamente senso”, dato l’ambiente alpino estremo in cui viveva Ötzi. «L’ambiente freddo e ad altitudini elevate è particolarmente difficile per la fisiologia umana e richiede una combinazione ottimale di nutrienti per evitare la fame e la perdita di energia”, afferma Albert Zink, anche lui all’Eurac Research Institute for Mummy Studies. «L’Uomo venuto dal ghiaccio sembrava essere pienamente consapevole del fatto che il grasso rappresenta un’eccellente fonte di energia». L’analisi indica che la carne selvatica era stata consumata fresca o forse essiccata. Mentre la presenza di particelle di felce tossica è più difficile da spiegare: i ricercatori ipotizzano che The Iceman abbia sofferto di problemi intestinali legati ai parassiti trovati nel suo intestino e abbia preso le felci come una medicina. D’altra parte, potrebbe aver usato le foglie di felce per avvolgere il cibo, ingerendo le spore tossiche involontariamente. Gli esami hanno anche rivelato tracce della comunità batterica originale presente nei contenuti intestinali di Ötzi. E la ricerca non si ferma: gli scienziati stanno pianificando ulteriori studi per ricostruire l’antico microbioma intestinale dell’Uomo venuto dal ghiaccio e di altri resti umani mummificati, perché anche la micro-storia del cibo può aiutare a ricostruire un’era e i suoi abitanti.

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