Di Maio: «I dem con le magliette rosse? Siamo al festival dell’ipocrisia»

9 Lug 2018 10:49 - di Gloria Sabatini

«Sulle magliette rosse dal Pd un festival dell’ipocrisia». Luigi Di Maio non le manda a dire ai dem, protagonisti tardivi della campagna strappalacrime di solidarietà con i migranti ispirata dalla politica dell’accoglienza selvaggia che alimenta gli sbarchi e ingrossa le tasche degli scafisti. Dai microfoni di Radio 1 il vicepremier fa il punto sulle giravolte del Pd: «Con Don Ciotti non la pensiamo sempre allo stesso modo ma sono sempre stati coerenti. L’iniziativa delle magliette rosse fa parte della loro linea di pensiero che hanno sempre portato avanti con coerenza. Il problema è chi si è accodato alla storia delle magliette rosse: il Pd che ha bombardato la Libia, che ha preso i soldi da quelli che facevano business sull’immigrazione e che in Europa ha svenduto i porti e la gestione dei porti per qualche punto di flessibilità. Allora li è il festival e dell’ipocrisia», prosegue chiarendo le critiche espresse da Alessandro Di Battista all’iniziativa delle magliette rosse. Dagli States Di Battista ha criticato duramente su Facebook l’iniziativa delle magliette rosse parlando di «viltà e conformismo» («Ehi tu che indossi una maglietta rossa sei lo stesso lacchè di Napolitano, colui che convinse il governo a dare via libera ai bombardamenti in Libia, preludio di una delle crisi migratorie più gravi della storia?»). «Fino a che la missione Ue rimane in piedi, gli unici porti sono quelli italiani ma il nostro obiettivo è cambiare le regole di ingaggio», spiega Di Maio a poche ore dall’atteso incontro tra Matteo Salvini con il presidente della Repubblica Mattarella. «In questi anni i governi hanno sbagliato. Il governo Renzi diede la disponibilità di aprire i porti italiani in cambio di qualche punto di flessibilità. La musica deve cambiare. Ci batteremo per la flessibilità ma senza barattarla».

Commenti

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  • Giuseppe Forconi 11 Luglio 2018

    Come al solito si apre sempre bocca e gli si da fiato….. fiato sprecato, ( quando non si e’direttamente coinvolti ) basterebbe documentarsi da diverse fonti ( non solo quella delle sinistre ) per avere una chiara situazione, quindi eventualmente giudicare. Non sarebbe male leggere anche un po di storia, vecchia e nuova.

  • GENNARO TERMINE 10 Luglio 2018

    QUEL CHE MI FA TANTA RABBIA E’ L’IMPRONTITUDINE DI ‘STI SINIS*****, CHE OSANO AGITARSI, MENTRE DOVREBBERO STARSENE CHETI CHETI, IN QUANTO HANNO LORO CREATO IL DISASTRO IN CUI OGGI VERSA L’ITALIA !!!!! GRANDISSIMI PEZZI DI M***** !!!

  • antonio coradello 10 Luglio 2018

    Magliette rosse come le loro bandiere che hanno già causato all’umanità oltre 100 milioni di morti…

  • Erlkonig 10 Luglio 2018

    Avvisatelo che a bombardare la Libia c’erano i suoi alleati al governo, quelli della lega, quelli che si sono fregati 49 milioni di euro pubblici. Honestà, e su cui il coniglio a forma di Di Maio tace per non far dispetto al suo capo.

    • paolo 10 Luglio 2018

      Sei male informato, è stato Napolitano a obbligare il governo Berlusconi ad aderire alla guerra contro Gheddafi

      • Angela 10 Luglio 2018

        Scusa se mi ripeto,ma noi italiani non siamo andati a fare la guerra in Libia,ci siamo occupati solo dell’aspetto umanitario,perché nella nostra costituzione c’è scritto che il popolo italiano “abiura”la guerra.Cioe’ solo per difesa è mai per attaccare.

    • Angela 10 Luglio 2018

      Non ricordi affatto…a bombardare la Libia furono i francesi e il governo Berlusconi era totalmente contrario ,impara meglio la storia.

  • Giulia Piacentini 9 Luglio 2018

    Di Maio finalmente hai capito cos’è fare Politica,con Salvini,se non vi fanno cadere,farete grande l’Italia.Una cosa sola,attento a Fico,troppo ambiguo,troppo di sinistra,troppo di tutto.

  • Marcello 9 Luglio 2018

    Bravo Di Maio! Ogni giorno di più mi sorprende in senso positivo. Con Salvini (un grande!) fa una coppia molto affiatata e leale e, a differenza di Fico che è un ambiguo sinistrorso, è un politico del M5S di sicuro affidamento. Avanti così.