Aids, l’allarme degli esperti: rischiamo di perdere la guerra contro il morbo

20 Lug 2018 18:06 - di Redazione
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La lotta all’Hiv non è sulla buona strada per fermare l’epidemia di Aids, obiettivo fissato dall’Oms entro il 2030. Gli attuali approcci messi in atto per contenere il morbo «non sono sufficienti», e un «pericoloso stallo» nella risposta alla pandemia globale sta rischiando una ripresa della malattia. Dopo l’allarme contenuto in un rapporto dell’Unaids (il programma dell’Onu sull’Hiv/Aids), diffuso mercoledì a Parigi, a dare la sveglia sul fenomeno è anche una commissione di esperti della rivista Lancet, guidata dall’International Aids Society, che sarà presentata il prossimo 26 luglio alla Conferenza mondiale sull’Aids, in programma ad Amsterdam, dove verrà illustrato un dettagliato rapporto sul tema.

Il 26 luglio Conferenza mondiale sull’Aids ad Amsterdam

Le nuove infezioni sono in calo – osservano – ma troppo lentamente per raggiungere l’obiettivo Unaids di 500mila nuove infezioni entro il 2020. Dal 2010 al 2017, le nuove infezioni sono diminuite del 16 per cento, ma – sottolineano gli esperti – sono rimaste sostanzialmente più alte nei giovani. Nell‘Africa sub-sahariana, il rischio di infezione da Hiv riguarda le ragazze tra i 15 e i 24 anni, per le quali l’Aids è la quarta principale causa di morte. La cura dell’Hiv sta cambiando – aggiungono – in quanto la popolazione dei sieropositivi è in costante crescita grazie all’efficacia delle terapie antiretrovirali. Tra il 2012 e il 2016, il numero di persone over 50 che vivono con l’Hiv è aumentato del 36 per cento in tutto il mondo. Queste persone – evidenziano – hanno rischi aumentati di contrarre molte malattie legate all’età (patologie cardiovascolari, disturbi neurocognitivi, malattie renali e alcuni tipi di cancro), ed è perciò necessario «concentrarsi sulla prevenzione e la gestione delle malattie non trasmissibili per le persone con Hiv, creando un cross over con la salute globale e servizi sanitari più ampi».

L’Africa sub-sahariana è la più colpita dall’Hiv

Anche il finanziamento stanziato per l’Hiv è rimasto “in stallo” negli ultimi anni, circa 19,1 miliardi di dollari Usa, quasi 7 miliardi di dollari in meno dell’importo stimato necessario per raggiungere gli obiettivi fissati da Unaids. Questo accade mentre un numero crescente di persone accede alla terapia antiretrovirale: nel giugno 2017 circa 20,9 milioni di persone in tutto il mondo stavano ricevendo i farmaci (il 57 per cento delle persone con Hiv), 680mila persone in più dal 2000. Gli esperti chiedono un aumento immediato dei finanziamenti per scongiurare un’altra epidemia: pur riconoscendo che l’approccio “eccezionale” di risposta all’Hiv (dove sono stati forniti specifici fondi e servizi sanitari) sia stato molto efficace, osservano anche come tale approccio «potrebbe non essere più sostenibile in futuro».

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