Gabrielli insiste con le gaffe: resti fuori dalla ridicola crociata antifascista

9 Dic 2017 19:19 - di Fabio Rampelli

I “Partigiani nella metropoli”, una formazione dell’estrema sinistra, ha rivendicato l’attentato alla Caserma dei Carabinieri di Roma di giovedi scorso per mano di almeno due individui con il volto coperto, un fatto oggettivamente gravissimo perché chi si azzarda a progettare e a eseguire una manifestazione violenta contro un luogo presidiato da agenti armati si presuppone abbia una copertura e sia nelle condizioni di utilizzarla. Se attacchi chi è armato ti armi. E infatti l’ordigno fatto scoppiare è un’arma, non un fumogeno o un petardo, segno che i “compagni che sbagliano” frequentano fornitori di esplosivi, pistole, fucili, proiettili e mitragliette.

Altro conto è colpire obiettivi civili, frequentati da gente non idonea a qualunque possibilità di difesa dalla violenza, come nel caso della pagliacciata con fumogeni davanti al quotidiano La Repubblica, culturalmente gravissima perché simbolicamente si intimidisce la libera stampa, libera anche di scrivere bugie che, nel caso, si denunciano affidando ai giudici condanne e sanzioni. Gli atteggiamenti intolleranti e aggressivi sono del tutto inappropriati e probabilmente collegati a uno scarso valore che viene attribuito al valore della ‘libertà’.

Tuttavia non è vero, come ha dichiarato Franco Gabrielli per correggere la castroneria detta il giorno prima (e cioè che la bomba alla stazione dei carabinieri era meno grave del blitz sotto la redazione di Repubblica) lhe l’attentato alla Caserma dei Carabinieri e la manifestazione d’intolleranza con fumogeni e petardi davanti alla sede di Repubblica, si equivalgono. Non c’è alcuna equivalenza, se non nel ragionamento maldestro di chi vuole dare un giudizio politico, che non è richiesto al Capo della Polizia. Il primo è infinite volte più grave del secondo, anche per aver scelto come obiettivi uomini in divisa, servitori dello Stato, persone cui si rivolgono tutti i giornalisti, i professionisti, i magistrati, i politici, i comuni cittadini quando subiscono minacce e vedono messa a repentaglio la propria sicurezza.

In questa perdita di autorevolezza e credibilità del responsabile apicale delle forze dell’ordine entra in campo anche un’altra domanda: se ritiene l’intimidazione a un giornalista un fatto più grave o altrettanto grave rispetto a una bomba, come mai non ha avuto lo stesso giudizio, sempre nei confronti dei “Partigiani nella metropoli” all’indomani del blitz con cui gli anarco-comunisti ammonivano Enrico Mentana con l’affissione di uno striscione di fronte a La 7 con su scritto: “Mentana, coglione, il fascismo non è un’opinione”, ‘colpevole’ di aver accettato un confronto con Simone Di Stefano nel periodo in cui tutti media, compresa Repubblica, tesseva le lodi di Casa Pound, probabilmente con l’intento di pomparli per togliere voti al centrodestra? Mille altri episodi della stessa natura hanno comunque trovato silente il dott. Gabrielli, insediato nella sua posizione prestigiosa da Matteo Renzi, ma comunque chiamato alla neutralità assoluta dalla delicata funzione istituzionale che ricopre. No, non ci convince l’aggiustamento di rotta di ieri, lasci alla Pinotti e al Pd il compito di gettarsi a capo chino sull’ennesima strumentale campagna antifascista necessaria a tentare di arrestare il prosciugamento dei voti del Pd e dichiari di aver commesso un errore perché anche un bambino sa che

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