Madrid evoca il golpe e ha già deciso come reagire. Puigdemont in difficoltà

10 Ott 2017 20:07 - di Antonio Pannullo

Il governo catalano è nel caos: il presidente della Generalitat catalana Carles Puigdemont ha rinviato di un’ora il suo atteso discorso, che si terrà alle 19. Ma Madrid ha già deciso cosa farà, mentre si moltiplicano gli appelli al governo ribelle di non fare nulla di irreversibile. Quello che è certo è che Madrid impedirà con ogni mezzo l’indipendenza catalana. Lo ha ribadito la numero due dell’esecutivo spagnolo, Soraya Saenz de Santamaria, avvertendo che se il presidente dell’esecutivo della Catalogna Puigdemont dichiarerà l’indipendenza della regione, “bisogna essere pronti a tutto” per “il ripristino della legge e della democrazia”. “Se sarà proclamata l’indipendenza, la dichiarazione non avrà effetti. E se questo signore – ha scandito la vice di Mariano Rajoy, riferendosi a Puigdemont – dichiarerà unilateralmente l’indipendenza, bisognerà prendere delle misure e questa sarà la decisione del governo spagnolo, una risposta ci sarà”. Se proclamerà l’indipendenza, il presidente dell’esecutivo della Catalogna rischia l’arresto, ha minacciato il portavoce del Partito Popolare al governo, con un chiaro riferimento a LLuis Company, che nel 1934 dichiarò l’indipendenza catalana e fu subito arrestato per ordine di Madrid. Infatti la procura spagnola sta preparando una denuncia per sovversione contro Puigdemont, che scatterebbe in caso di proclamazione unilaterale dell’indipendenza da parte del presidente della Generalitat catalana. Lo scrive El Mundo. Il reato di sovversione, che contempla anche chi “dichiari l’indipendenza di una parte del territorio nazionale”, è punibile con pene fra i 15 e 25 anni di carcere.

Madrid: lo Stato risponderà con tutti  suoi poteri

E non si esita a evocare il pericolo del golpe: se Puigdemont dichiarerà oggi l’indipendenza, “lo Stato risponderà con tutti i suoi poteri, andando oltre l’articolo 155 della Costituzione”. Lo ha detto il capogruppo parlamentare del Partito Popolare al governo, Rafael Hernando, citato dai quotidiani spagnoli. Il governo utilizzerà “tutti gli strumenti di cui dispone per far fronte a questo golpe antidemocratico”, ha affermato Hernando alla Camera. Questi “non si basano solo su una parte della Costituzione”, ha aggiunto, riferendosi all’articolo 155 che permette al governo centrale di prendere il controllo di una amministrazione autonoma. Di fronte “all’enorme gravità” della situazione, servono diversi mezzi da impiegare congiuntamente: “la giustizia deve fare la sua parte, così come l’esecutivo e il legislativo”. Intanto persino il sindaco di Barcellona, Ada Colau, ha esortato Puigdemont a non proclamare l’indipendenza. In una dichiarazione istituzionale sulla crisi, ripresa dai media spagnoli, il sindaco si è rivolta anche al primo ministro Rajoy perchè non faccia ricorso all’articolo 155 della costituzione per imporre la sua autorità sulla Catalogna. Chiedo a Rajoy e Puigdemont che “non prendano nessuna decisione che possa minare la possibilità di uno spazio di dialogo”, ha affermato davanti ai giornalisti. “Ci troviamo davanti alla crisi istituzionale più grave in questo Paese dall’avvento della democrazia”, ha detto la Colau, aggiungendo che i risultati del referendum del primo ottobre “non possono essere un avallo per proclamare l’indipendenza”. “Non possiamo mettere a rischio la coesione sociale”, ha aggiunto, invitando Puigdemont a non dichiarare unilateralmente la secessione dalla Spagna. Poco valore infime, ha l’appello accorato del presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk al presidente Puigdemont, affinché non dichiari l’indipendenza della Catalogna, mossa che renderebbe ogni dialogo “impossibile”. Infatti la ue si rende conto che l’indipendenza catalana avrebbe un effetto-domino su tuitti gli indipendentismi locali, portando in pochi anni a una plverizzazione dell’Unione europea. In ogni caso, Madrid ha già fatto sapere alla Ue che deve rimanere fuori dalla questione.

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