Il 66% degli italiani non vuole accogliere i migranti: il sondaggio

9 Ott 2017 16:03 - di Redazione

Nell’agenda di governo gli italiani vogliono sicurezza dei confini e  controllo dell’immigrazione. Non intendono sentire altro. Rispetto al 2013 l’importanza che si dà a queste due emergenze è balzata al primo posto doppiando i vecchi sondaggi. Lo dicono le cifre diffuse dal Laboratorio di Analisi Politiche dell’università di Siena che ha redatto un rapporto sul rapporto tra gli italiani e la politica estera, numeri anticipati da La Stampa e rilanciati da Libero. “È in atto un profondo cambiamento in Italia – spiega Ettore Greco, vicepresidente vicario dello Iai -, notiamo un’inclinazione maggiore verso l’uso della forza. Il 34% degli italiani sarebbe d’accordo a inviare i nostri militari in Libia per ristabilire il controllo delle frontiere in loco, anche a costo di subire perdite”. Quattro italiani su dieci vorrebbero che il governo attuasse una politica di deciso respingimento, “anche se questo espone i migranti a maltrattamenti disumani nei Paesi d’origine e di transito”. Solo il 29% vuole accogliere i migranti sul nostro territorio”.

Gli italiani si ritrovano – consapevolmente o meno – sulle posizione sempre difese dal centrodestra in tema di controllo dei confini e di rispetto delle regole. Tutto questo i governi di centrosinistra hanno disatteso. Altro che Ius soli, altro che digiuno-farso. Gli italiani stanno maturando posizioni chiare e nette. Non solo. “E’ aumentato anche lo scetticismo nei confronti dell’Europa visto che attualmente un terzo dell’Italia sarebbe favorevole all’uscita dall’euro”. I voti dati in questo sondaggio dagli italiani consultati sono bassi: “le politiche del governo in tema di lotta al terrorismo (voto 5); gestione dell’immigrazione (voto 2,9). Rapporto pessimo con le politiche sull’immigrazione ma anche rapporto pessimo con l’Europa, nei riguardi della quale c’è un ‘è un cambio di rotta: “un terzo degli italiani sarebbe infatti a favore dell’Italexit, l’uscita dall’Unione, il 36 per cento all’uscita dall’euro”.

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