Aspettando Macron: operai piazzano esplosivi a difesa della fabbrica in crisi

11 Mag 2017 18:03 - di Redazione

Rischia di farsi “esplosivo” il primo incontro che Emmanuel Macron, avrà subito dopo l’insediamento ufficiale all’Eliseo, previsto per domenica prossima. Non c’entra il terrorismo islamista, per fortuna, ma la disperazione dei 277 tra operai e dipendenti della Gm&s, fabbrica situata a La Souterraine, comune nella regione centrale francese della Creuse, che produce, anzi produceva, componentistica per auto per clienti come Renault e Psa.

La Gm&s produce per Renault

La fabbrica rischia la chiusura: Renault e Usa lesinano sulle commesse e lo spettro del licenziamento in massa è una prospettiva tutt’altro che remota. Delusi dall’atteggiamento del vertice aziendale, sfiniti dai tatticismi dei clienti, nell’attesa di essere ricevuti da Macron, gli operai hanno pensato di proseguire la lotta minando la fabbrica con bombole di gas. Una sorta di linea di «difesa estrema» pronta a brillare nel momento in cui a qualcuno dovesse passare per la mente di mettere i sigilli all’impianto. A riferire di questa inedita forma di difesa del posto di lavoro è Franceinfo, per il quale le bombole di gas sono l’unica arma con cui i 277 dipendenti sperano di convincere Psa e Renault a ridare fiato alle commesse. Secondo il sito dell’emittente, gli operai avrebbero anche distrutto due macchinari. Tra gli operai prevale il pessimismo: «Tutto questo fa male al cuore – ha ammesso un lavoratore – ma non abbiamo altra scelta per fare pressione, se non vogliamo sparire».

«Macron ci riceva all’Eliseo»

Da dicembre la Gm&s è sottoposta alla procedura di amministrazione controllata. da allora è una corsa contro il tempo: la Gm&s ha tempo fino al 23 maggio per trovare un nuovo acquirente. Se per quella data non si saranno fatti avanti nuovi investitori, si passa alla liquidazione giudiziaria. «Abbiamo chiesto ai costruttori un incontro per fare il punto sulla trattativa dopo quindici giorni senza notizie e con l’avvicinarsi dell’udienza del 23 maggio» – ha ricordato il sindacalista della Cgt Labrousse – ma le case automobilistiche non sono state disponibili ad incontrarci». Tocca ora a Macron  disinnescare la miccia.

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