C’è qualche nave italiana che non fa da scafista: respinti pirati ad Aden

10 Apr 2017 16:40 - di

Che piacevole sorpresa: c’è qualche unità della Marina militare italiana che non è impegnata ad andare a prendere i clandestini a domicilio per poi riversarli in Italia: nelle acque del Golfo di Aden, la fregata Espero della Marina Militare, inserita nel dispositivo antipirateria europeo, operazione Atalanta, è intervenuta per contrastare un’azione di pirateria ai danni di un mercantile di bandiera Polinesiana. La nave mercantile navigava nel corridoio di transito consigliato, quando è stata avvicinata da uno skiff, imbarcazione veloce tipica dell’area, condotto presumibilmente da quattro pirati, armati di kalashnikov, nei pressi della costa Est della Somalia. L’equipaggio si è rifugiato nella cittadella facendo partire un messaggio di richiesta soccorso, mentre tre pirati sono saliti a bordo cercando di prendere possesso della nave.

I pirati catturati dai cinesi

La nave Espero è intervenuta insieme ad altre navi militari che fanno parte del dispositivo internazionale di contrasto pirateria che opera nel golfo di Aden. Tra queste, il cacciatorpediniere Tippu Sultan, della marina pakistana, prima nave a giungere in zona, la fregata Yulin, della marina cinese, il cacciatorpediniere Mumbai, della marina indiana, l’incrociatore americano Hue City. L’intervento di una squadra di sicurezza appartenente alla fregata cinese, ha poi fermato materialmente i tre pirati. Quanto accaduto, sottolinea la Difesa sul suo sito, “è indicativo di una minaccia ancora presente nell’area, dove bande criminali sono ancora dedite alla pirateria, vista come facile fonte di guadagno. Pertanto il transito nell’area è ancora considerato un rischio per la sicurezza degli equipaggi ed è per questo che l’area è ancora pattugliata dai diversi dispositivi nazionali e internazionali, tra cui l’Eunavfor Atalanta, a cui partecipa nave Espero. L’intervento per la messa in sicurezza della nave è stato il risultato di un efficace coordinamento tra le marine di diversi Paesi, che in zona hanno sviluppato procedure per lavorare insieme e contrastare il fenomeno della pirateria marittima”.

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