Prati di Tivo come Rigopiano? Torna l’incubo slavine sul Gran Sasso

5 Feb 2017 18:01 - di Ginevra Sorrentino

Dopo la tragedia di Rigopiano è di nuovo incubo slavine in Abruzzo: non a caso, allora, dai Prati di Tivo, la stazione turistica abruzzese ai piedi del Gran Sasso, arriva l’ultimo, inquietante allarme che non può e non deve rimanere inascoltato dalle autorità competenti, soprattutto dopo la slavina di ieri.  

Sos slavine ai Prati di Tivo

Dalle pendici del Gran Sasso, Prati di Tivo urla l’ultimo sos e denuncia di essere tuttora ”sotto l’incubo delle valanghe e, alla luce degli ultimi tragici accadimenti di Rigopiano, assume un carattere assoluto di urgenza metterla in sicurezza”. A mettere nero su bianco il grido d’allarme è la guida alpina Pasquale Iannetti che in queste ore ha inviato una nota a diverse autorità teramane, tra le quali il Prefetto e il Presidente della provincia di Teramo. La lettera-appello arriva all’indomani della valanga che si è abbattuta ieri mattina (sabato 4 febbraio ndr) ai Prati di Tivo, sui campi da sci, ma che fortunatamente non ha provocato vittime né feriti in quanto la zona era stata evacuata da giorni dal sindaco di Pietracamela, Michele  Petraccia, proprio per il rischio valanghe. Iannetti, del resto, non è certo un neofita del campo: è lui, infatti, la guida alpina che nel  lontano 1999 scrisse una relazione per la Commissione valanghe di Farindola, di cui faceva parte, in cui denunciava la possibilità di valanghe nell’area di Rigopiano. Ed è sempre lui, oggi, a intervenire per evidenziare una situazione di pericolo ai Prati di Tivo. ”Sono purtroppo costretto a riproporre una questione che mi vede impegnato già dagli anni ’70 e che portai all’attenzione delle medesime autorità in indirizzo, con una lettera datata 16 marzo  2002”, scrive Iannetti nel documento in cui elenca le numerose  valanghe che si sono abbattute ai Prati di Tivo dal 1929. In particolare, denuncia Iannetti ”dopo i fenomeni del 1978 e del 1981, interminabili riunioni in Prefettura con tanto di proposte concrete e praticabili, non hanno concluso nulla e fino ad oggi la zona resta sotto l’incubo delle valanghe”.        

Ecco dove si annida, e perché, il rischio slavine

”E’ cronaca di questi giorni che altre slavine hanno interessato la zona, il 18 gennaio ed il 4 febbraio scorsi – continua Iannetti – e per fortuna, ancora una volta, si è evitata una tragedia perché, per una tanto criticata quanto provvidenziale ordinanza del sindaco, gli impianti di risalita e tutta la stazione erano chiusi”. Secondo la guida alpina gli interventi che sono stati realizzati sul costone dell’Arapietra con paravalanghe e reti ”non sono assolutamente sufficienti e a queste strutture andrebbero aggiunti  altri presidi”. Non solo: la guida alpina, che conosce la zona a menadito avendo gestito, tra l’altro, per molti anni il rifugio Franchetti sul Gran Sasso e il rifugio delle Guide ai Prati di Tivo, fa anche un elenco dei siti interessati da eventuali valanghe: parte del Piazzale Carlo Amorocchi, la cabina di trasformazione dell’Enel, il fabbricato della stazione di partenza della funivia ed il piazzale antistante, il fabbricato della vecchia stazione a valle della seggiovia e la Bottega  del Parco. E ancora il Bar Prati di Tivo, dove sono ubicati il pronto soccorso, la scuola di sci, i bagni pubblici e la rimessa dei battipista, la seggiovia quadriposto del Calderotto, un tratto della Strada Provinciale n. 43, il Residence Prati di Tivo. Un elenco, insomma, che sembra davvero interminabile e che aumenta la portata delle preoccupazioni… 

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