Iran-Usa, l’allarmismo del “Washington Post”: «Trump attento, Teheran è forte»

6 Feb 2017 17:38 - di Redazione

La stampa liberal non rinuncia ai suoi attacchi alla politica di Trump. L’ultima bordata viene dal Washington Post. Secondo il quotidiano, che non rinuncia a toni di allarmismo, l’atteggiamento “muscolare” assunto dal nuovo presidente nei confronti dell’Iran sta conquistando all’America  molti applausi nel mondo arabo sunnita, ma rischia di trascinare Washington in uno scontro denso di incognite. Il Washington Post dedica un lungo  articolo al nuovo confronto Usa-Iran. Prendendo le distanze dalla politica seguita da Barack  Obama, che in nome dell’accordo sul nucleare ha evitato  contrapposizioni troppo dure con Teheran, la Casa Bianca di Trump ha  subito lanciato segnali di “avvertimento” a Teheran e molti analisti  prevedono un ritorno alle tensioni con l’Iran che  hanno caratterizzato gli anni dell’amministrazione di George W. Bush.

«L’Iran è più potente che mai»

La differenza, scrive il Post, è che oggi l’Iran è assai più potente  di allora, avendo tratto vantaggio negli ultimi 6 anni dagli  sconvolgimenti avvenuti nel mondo arabo per espandere le proprie  capacità militari. L’Iran è in grado di proiettare la propria influenza fino al Mediterraneo, dai confini della Nato a quelli di  Israele e fino alle propaggini meridionali della Penisola araba.

La Repubblica islamica può contare su decine di migliaia di miliziani, appartenenti a gruppi alleati, pronti a combattere in  Siria, Iraq e Yemen e dotati di veicoli corazzati, carri armati e armi pesanti. Al loro fianco, altre migliaia di membri dei Guardiani della Rivoluzione, l’aladell’Iran militare più prestigiosa.

Presenza pervasiva in Medio Oriente 

La presenza iraniana nella regione è così pervasiva, scrive il  Washington Post, che è difficile comprendere come qualsiasi  amministrazione Usa possa capovolgere questa situazione senza  destabilizzare i propri alleati, mettere a rischio vite americane,  compromettere la guerra allo Stato Islamico e sconvolgere l’ordine  regionale emerso con l’Amministrazione Obama.

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