Il Bataclan riapre un anno dopo la strage con Sting e tante polemiche

12 Nov 2016 14:23 - di Robert Perdicchi

«Abbiamo bisogno di ritrovare una vita normale», dice Sting in un’intervista al quotidiano Le Parisien nel giorno del suo concerto al Bataclan che segnerà la riapertura del music hall parigino colpito dalle stragi del 13 novembre, a un anno di distanza. «La musica non cambia il mondo. Il mio lavoro è far divertire le persone», aggiunge il cantante nell’intervista realizzata lo scorso ottobre e pubblicata oggi nelle colonne del quotidiano francese. Ma sulla celebrazione e sul ricordo dei morti, affiora anche una sgradevole polemica che vede protagonisti i gestori del locali e la band degli Eagles of Death Metal, considerati “non benvenuti” al Bataclan: questo, in sintesi, il messaggio lanciato da Jules Frutos, il co-direttore della sala concerti parigina, che questa sera – alla vigilia delle commemorazioni degli attentati del 13 novembre – riaprirà le porte con il concerto sold out di Sting. Intervistato da France Info, Fruitos rifiuta di vedere la band guidata da Jesse Hugues tornare sul palco del music hall parigino in cui si esibiva al momento dell’attacco. «Non passeranno dal Bataclan, ho deciso cosi», dice Fruitos ai microfoni di France Info, spiegando di non aver digerito l’atteggiamento di Jesse Hugues nei mesi successivi all’attentato.

Domani gli Eodm sono attesi alla cerimonia di commemorazione davanti al Bataclan. A inizio marzo, ancora molto segnato dal massacro, il frontman degli Eagles of Death Metal – noto per le sue posizioni favorevoli alle armi – aveva sostenuto che a suo avviso l’attacco era stato preparato dall’interno della sala esprimendo sospetti nei confronti del servizio di sicurezza. Intervistato a primavera da Taki’s magazine – un giornale americano dalle posizioni estremiste – affermò di aver visto “dei musulmani festeggiare in strada durante l’attacco, in tempo reale”. E ancora: «Mi ricordo di loro mentre fissavano il mio amico. Ho semplicemente considerato che si trattava della gelosia degli arabi rispetto agli americani». Seguì una valanga di reazioni indignate e il fondatore degli Eodm presentò le scuse. Il gruppo californiani è già tornato a suonare a Parigi al termine di un concerto degli U2 alla Bercy-Arena a inizio dicembre. A febbraio, si è poi esibito all’Olympia per “concludere” il concerto del 13 novembre davanti a numerosi superstiti. Uno spettacolo carico di significato ed emozione.

Le parole del cantante sulla strage del Bataclan

Ma cosa aveva detto di così grave, precisamente, il leader della band che al sera della strage era impegnata nel concerto? «Appena entrato nel locale, sono passato di fianco a un tizio che immaginavo fosse l’addetto alla sicurezza del backstage. Lui non mi ha nemmeno guardato. Allora sono andato dal promoter e gli ho detto: “Chi è quello? Non se ne potrebbe mettere un altro?”. La risposta è stata: “Beh, a quest’ora non tutte le guardie sono ancora arrivate”. Poi, dopo l’attacco, ho scoperto che la sera sei addetti o qualcosa del genere non si erano nemmeno presentati. Con tutto il rispetto per la polizia francese che sta ancora indagando, non voglio rilasciare una dichiarazione ufficiale, ma direi che sembrava avessero una buona ragione per non farsi vedere…». Quanto basta per far infuriare quelli del Bataclan.

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