Salvini si candida: io ci metto la faccia. E denunciamo Renzi per le letterine agli italiani

12 Nov 2016 16:45 - di Redazione

Erano almeno in 40mila a Firenze, secondo stime degli organizzatori, i partecipanti alla manifestazione organizzata dal Carroccio per rilanciare un progetto di centrodestra. Molte le bandiere della Lega e quelle di Fratelli d’Italia. Tanti gli striscioni: in prima fila davanti al palco ‘Renzi = Pinocchio nei paesi dei balocchi’ e ‘Ape = la pensione con il cappio al collo’. Tanti anche i i cartelli e gli striscioni con la scritta ‘Salvini premier’.

Pesa però l’assenza di Silvio Berlusconi, sulla quale Salvini dice, prima dell’inizio del comizio: “Chi non c’è fa la sua scelta”. E boccia il proporzionale rilanciato proprio da Berlusconi in un’intervista al Corriere: il proporzionale “per inciuciare meglio? Non mi piace”. Nel centrodestra soffiano però venti inquieti: nello stesso giorno in cui Salvini dice di volerci mettere la faccia e Meloni annuncia che si vuole candidare alle primarie del centrodestra, da Berlusconi arriva un’investitura ufficiale alla missione di Stefano Parisi di rinnovare l’area alternativa alla sinistra e, soprattutto, arriva la doccia gelata: una presa di distanza dello stesso Parisi dalla manifestazione fiorentina, “Noi non siamo quella roba di Firenze”.

Prima dell’avvio della manifestazione, serpeggia un po’ di inquietudine per la parallela contromanifestazione organizzata dalla sigla antagonista “Firenze Antifascista”. Il sit indi circa 300 persone è previsto in piazza dei Ciompi, a poche decine di metri da Santa Croce.  Gli antagonisti portano in corteo uno striscione con lo slogan: “Salvini e Lega nord a Firenze ‘un vi si vole”. Ma il serpentone dei centri sociali sfila per fortuna senza sfociare in incidenti.

Prima di Salvini parla Giorgia Meloni: con il voto al referendum del 4 dicembre  – afferma – una valanga di no dovrà sommergere il governo Renzi e se questo accade l’attuale premier dovrà dimettersi. Meloni si augura che il presidente Mattarella non si comporterà come Napolitano perché il governo dovranno sceglierlo gli elettori. “Noi – ha detto – siamo pronti a una grande mobilitazione per questo. Non possiamo permetterci un altro governo che nessuno ha eletto”. Un concetto poi ribadito anche da Salvini.

Sul palco c’è spazio anche per il sindaco di Padova Bitonci, dimissionato dalla sua stessa maggioranza, il quale annuncia che si ricandiderà “con il sostegno della gente ma senza i traditori, senza quella parte che ha fatto cadere il sindaco di Padova, un sindaco con un consenso molto alto”.

Salvini esordisce dal palco dedicando la piazza gremita a chi sostiene che “qui c’è solo poca roba”. Una replica a Parisi. Poi aggiunge: “Sfigati, voi non ce le avete queste piazze”. Ha poi ricordato Oriana Fallaci e ha citato Machiavelli evocando i governanti che ingannano il popolo. Quindi ha citato Dante e il canto dell’Inferno in cui compare Maometto per dire che in Italia non c’è posto per chi in nome di quel Dio viene a predicare l’estremismo islamico. Ha esortato poi Renzi a non spendere più soldi per i clandestini ma per gli sfollati del terremoto in Italia centrale.

Salvini nel suo intervento afferma che “Firenze non è comunista. Firenze è abusivamente occupata da qualche bugiardo che manderemo a casa il prima possibile” e che oggi “sta a rosicare a Rignano”. “Il 4 dicembre è l’occasione di mandare a casa quel bugiardo patologico che da due anni vuol svendere il nostro paese”. Poi rilancia l’elezione diretta del presidente della Repubblica: “Basta con un presidente che non serve a nulla, al Quirinale facciamoci un asilo nido per i bambini che non hanno posto”. Sulla sua candidatura ha detto: la Brexit ce l’ha insegnato, si può vincere e io la faccia ce la metto. Non ho paura di niente e i nessuno.

Salvini parla dell’elezione di Trump: ma guardando le facce dei giornalisti Rai quanto abbiamo goduto? Sembrava che gli fosse morto il gatto. Si rimpiccioliva il loro sorriso. Io dico: grazie ai cittadini americani per la lezione di democrazia che hanno dato al resto del mondo. In questa piazza ho visto due bandiere che mi hanno riempito il cuore: quella della federazione russa e quella degli Stai Uniti. Bandiere che significano pace. Noi vogliamo vivere tranquilli, siamo gente semplice. Trump l’hanno votato quelli con il titolo di studio più basso? Il vero razzismo sta a sinistra, tenetevi la vostra arroganza.

Salvini infine dal palco annuncia: “Domani presenteremo denuncia nei confronti di Renzi perché comprarsi gli indirizzi di 4 milioni di italiani all’estero per mandargli una letterina è un reato penale di cui dovrà rispondere davanti a qualche giudice. Vediamo se in un qualche tribunale c’è un giudice che ne ha voglia”. “Quando abbiamo chiesto quegli indirizzi – ha aggiunto – a noi hanno risposto no perché c’è la privacy. Vogliamo sapere che fine ha fatto questa privacy per impedire che questi 4 milioni di indirizzi arrivassero sulla scrivania di questo bugiardo patologico. Vediamo se paga lui o Alfano o tutti e due”.

Mentre la piazza scandisce forte e chiaro il suo No, su richiesta del leader leghista che incita dal palco i militanti, gli esponenti di Forza Italia presenti sono chiamati a gettare acqua sullo scontro a distanza tra Salvini e Parisi. “Berlusconi in questa piazza c’è – osserva Giovanni Toti – nel senso che se non ci fosse stato Berlusconi non ci sarebbe neppure questa piazza. Questa piazza è figlia di ventidue anni di governo del centrodestra e di opposizione del centrodestra che deve trovare una strada nuova, un suo percorso di rinnovamento, degli elementi di piattaforma politica rinnovati”. Più diretta Daniela Santanchè che critica Parisi: “Parisi sbaglia ad affermare che noi non siamo quella roba che è a Firenze oggi. Solo uniti, insieme alla Lega e a Fratelli d’Italia, possiamo rilanciare il centrodestra e candidarlo alla guida del Paese. Parisi si è montato la testa dopo le parole di Berlusconi, ma questa ubriacatura rischia di farci sbandare”. Per Gianni Alemanno, presente con una delegazione di Azione nazionale, la piazza di Firenze può essere il punto di partenza per radicare nuovamente il centrodestra nei valori dell’identità nazionale.

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