Mosul, si combatte alla periferia della città. Gli Usa: «Battaglia difficile»

17 Ott 2016 13:55 - di Valerio Falerni

Peshmerga curdi da nord-est, le truppe governative irachene dalla regione di Al Qayyara, a sud: l’obiettivo è strappare Mosul ai fanatici dell’Isis. I curdi, affiancati da forze speciali americane impegnate sul terreno, sono ormai a sette chilometri dalla periferia della città, almeno così riferisce un corrispondente della tv panaraba Al Jazira. Prima di indirizzatsi verso Mosul, i Peshmerga hanno strappato al cosiddetto Stato islamico ben otto villaggi sul fronte di Khazir, a nord-est di Mosul. In casi come questo, i trionfalismi sono deleteri. L’esito della battaglia è tutt’altro che scontato, almeno non nel breve periodo. Perchè le forze irachene riconquistino il controllo di Mosul, fa sapere il generale Stephen Townsend, comandante delle forze congiunte americane, «ci vorrano probabilmente settimane, e forse anche di più». Quella di Mosul, avverte ancora Townsend, «potrebbe rivelarsi una battaglia lunga e difficile».

Curdi, iracheni e truppe Usa contro l’Isis

Le difficoltà non si limitano ai pur decisivi sviuppi militari, ma si estendono anche alle implicazioni politiche sottese alla devastata vicenda irachena. Il “dopo”, insomma non appare di agevole soluzione neppure in caso di vittoria. Lo hanno ben compreso gli stessi Peshmerga curdi che stanno offendo un fattivo contributo alla sconfitta dell’Isis ma che, tuttavia, come ha precisato Kifah Mahmud Karim, consigliere per i media di Massud Barzani, presidente della regione autonoma del Kurdistan iracheno, «non entreranno in questa città multietnica e multiconfessionale, lasciando il compito alle sole forze governative di Baghdad per non fomentare tensioni».

Erdogan: «Anche soldati turchi nella battaglia di Mosul»

Ma per un problema che sembra risolversi, ce ne è già un altro pronto a sollevarsi: il ruolo della Turchia. Ankara vuole sconfiggere l’Isis e cacciarlo da Mosul, come dimostra la partecipazione di circa 3 mila combattenti iracheni sunniti addestrati dall’esercito turco nella base di Bashiqa, ma ancor di più vuole tenere lontani i curdi e men che mai accetterebbe la nascita di uno Stato curdo che finirebbe per sottrarre territori anche alla Turchia. Non è un caso che il premier Erdogan stia premendo per essere coinvolto direttamente nell’offensiva militare anti-Isis. Ha anche fatto sapere che su Mosul ha già in mente un «piano B e un piano C», nel caso Ankara dovesse restare fuori dalla battaglia.

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