Pakistan, lega e brucia viva la figlia che voleva sposarsi per amore

8 Giu 2016 14:36 - di Paolo Lami

Una donna pakistana, Parveen Rafiq, è stata arrestata perché accusata di aver bruciato viva sua figlia, Zeenat Rafiq, dopo che la giovane, 18 anni, si era opposta ai voleri della famiglia per sposare l’uomo che amava e rifiutava, invece, come tradizione vuole, un matrimonio combinato.
Il fatto, come hanno riferito fonti di polizia locali, è avvenuto nella città orientale di Lahore, centro culturale del paese.
La madre della vittima ha anche confessato le modalità dell’orrendo delitto: Parveen Rafiq ha raccontato alla polizia di aver dapprima legato la figlia e poi, con l’aiuto dell’altro figlio, Ahmar Rafiq, di averla cosparsa di cherosene e infine di averle dato fuoco.
Zeenat Rafiq aveva sposato il mese scorso, davanti a un magistrato, il suo amore, un coetaneo meccanico di moto, Hasan Khan che tre giorni fa ha raccontato di come la madre della ragazza, accompagnata da uno zio, si era presentata a casa dei due giovani coniugi ed aveva cercato di convincere la figlia a tornare sui suoi passi e a celebrare un matrimonio tradizionale, così com’era stato pianificato dalla famiglia piuttosto che essere etichettata dalla società pakistana come una donna che era fuggita dai suoi doveri.
«Non lasciarmi andare, mi uccideranno», aveva implorato al giovane marito la diciottenne temendo il peggio e preveggendo la tragedia che, poi, si è verificata.
Quasi 1.000 donne vengono uccise ogni anno in Pakistan nei cosiddetti “delitti d’onore” con l’accusa di aver violato le norme conservatrici su amore e matrimonio.
Proprio la scorsa settimana una maestra di scuola, Maria Bibi, era stata aggredita in casa da un gruppo di uomini che l’avevano trascinata in un prato, picchiata e, poi, bruciata viva per aver rifiutato di sposare un uomo che aveva il doppio dei suoi anni. Prima di spirare, devastata dalle ustioni che aveva riportato in tutto il corpo, Maria Bibi, era tuttavia riuscita a fornire alla polizia una preziosa testimonianza che aveva consentito agli investigatori di rintracciare e arrestare i suoi aggressori fra cui il padre dell’uomo che Maria Bibi aveva rifiutato di sposare.
Un mese fa erano finiti in carcere 13 membri di un consiglio tribale locale accusati di aver strangolato Ambreen Riasat, una diciassettenne il cui corpo carbonizzato era stato scoperto all’interno di un furgone bruciato.

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