“Mein Kampf”, la tragedia non deve diventare provocazione mediatica

11 Giu 2016 15:50 - di Aldo Di Lello

La provocazione de Il Giornale, che oggi offre in allegato una copia del Mein Kampf, ha offerto il destro alla speculazione politica del Pd e della sinistra. Lo stesso Renzi s’è buttato a pesce nella polemica: «Trovo squallido che un quotidiano italiano regali oggi il Mein Kampf di Hitler. Il mio abbraccio affettuoso alla comunità ebraica #maipiù». Non poteva mancare la presidente della Camera Laura Boldrini, anch’ella prontissima a censurare il quotidiano milanese. A dir poco esilarante è poi la dietrologia del deputato del Pd Emanuele Fiano: «Esiste un disegno obbrobrioso e preciso a Milano e nel resto d’Italia, che mira a portare a votare contro i candidati del Pd tutto l’estremismo neonazista e neofascista che si può raccogliere».

Il Giornale si difende affermando che occorre conoscere le teorie hitleriane per poterle rifiutare: «Se si vogliono comprendere i crimini del nazismo, bisogna leggere il Mein Kampf. Poche storie. Il romanziere scozzese Bruce Marshall, tra i migliori a raccontare i drammi e le aberrazioni della Seconda Guerra Mondiale, lo ripete più volte nei suoi libri: molto si sarebbe potuto salvare se i Capi di Stato del Novecento si fossero presi la briga di leggere questo libro». «Sia chiaro – prosegue la nota del quodiano diretto da Sallusti – quella che esce oggi con Il Giornale non è la prima edizione italiana del libro di Hitler. Le edizioni Kaos lo hanno stampato anni fa e su Amazon si può acquistare per pochi spiccioli. Chiunque può acquistarlo con un clic. Quindi perché adirarsi? Critiche (legittime) sono arrivate dalla comunità ebraica, ma ad esse ha già risposto il direttore di questo quotidiano, Alessandro Sallusti. Ma, dato il can can mediatico che è stato sollevato in queste ore, val la pena fare alcune precisazioni. Il Mein Kampf allegato a Il Giornale non è gratuito. Chi lo vorrà leggere dovrà acquistare il primo volume della collana sull’ascesa e declino del Terzo Reich scritta da William Shirer, e con note critiche e commenti del professor Francesco Perfetti, docente di storia contemporanea riconosciuto a livello internazionale».

L’autodifesa de Il Giornale è legittima e argomentata, ma non del tutto convincente. Perché il “can can mediatico” era del tutto prevedibile. E andava pertanto messo in conto. I mass media, è vero, vivono di polemiche. Ma c’è polemica e polemica. C’è provocazione e provocazione.  Certi temi, come appunto la tragedia della Shoah, che il Mein Kampf comunque richiama, andrebbero sottratti alla banalizzazione mediatico-politica. È una questione di rispetto per i sentimenti del popolo ebraico. È anche un problema di gerarchia di valori nella comunicazione. Se tutto finisce nel bla bla quotidiano, si perde la capacità di distinguere i sentimenti profondi dalle suggestioni del momento. Ed è proprio questo, in fondo, il mondo più propizio alla comunicazione renziana. Dalla banalità del male alla banalità del dire.

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