Tasse, è Reggio Calabria la città più “spremuta” d’Italia: record del 73,2%

5 Mag 2016 8:31 - di Redazione

Nel 2015 il «Total tax rate» (il complesso degli oneri fiscali) ha ingranato la retromarcia, scendendo fino al 60,9%, pari al 3,6% in meno al confronto con il picco raggiunto nel 2012 (64,5%). Ma meglio non lasciarsi prendere da facili entusiasmi, giacché si prevede che tirando le somme nell’anno in corso la pressione riprenderà la sua corsa (+0,1%), arrivando così al 61%. È quello che si legge nel Rapporto dell’Osservatorio della Cna (la Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa), illustrato ieri mattina, a Roma, durante il convegno intitolato «Comune che vai, fisco che trovi»; sotto la lente d’ingrandimento dell’organizzazione, per il terzo anno consecutivo, sono finito 124 amministrazioni locali della penisola, si legge su “Italia Oggi”.

Reggio Calabria la città con le tasse più alte d’Italia

In vetta alla poco felice classifica dei «campanili» in cui le tasse per le aziende sono più alto c’è ancora una volta Reggio Calabria, città con la fiscalità più cospicua della nazione, laddove il «Total tax rate» si è spinto fino al 73,2%, così come Bologna ha mantenuto il suo secondo posto (71,9%); da quarta è divenuta, invece, terza Roma (69,8%), poi Catania, dove il prelievo fiscale intero è giunto al 68,5%, stessa percentuale per Firenze, mentre in sesta posizione si è piazzata Bari, (67,9%). Un progresso, invece, per Napoli (ora settima, l’anno scorso terza) capoluogo nel quale il peso tributario è pari al 67,8%, a seguire la vicina Salemo, (66,8%); in coda alla «top ten» stilata dall’organizzazione presieduta da Daniele Vaccarino, si sono scambiate di posto Cremona (innalzatasi al nono dal decimo) con il 66,8% e Foggia, città in cui si versa il 66,4% di tasse.

Il «paradiso» degli imprenditori è Gorizia

Nella città friulana, gli oneri richiesti si fermano al 54,4% (lo scorso anno la città «ideale» era Cuneo, attualmente seconda con il 54,5% alla pari con Belluno che, invece, guadagna un gradino). Come sottolineato, il 2015, in generale, ha visto l’attenuazione del gravame tributario ma il solo merito, è precisato nello studio, è da attribuire alla «riduzione della pressione fiscale locale (regionale e comunale), calata del 7,6%», ma ciò è stato in buona parto «riassorbito dall’effetto della riduzione dei tributi locali deducibili dal reddito d’impresa» e a sua volta questa sforbiciata è stata determinata dalla «deducibilità completa dall’Irap del costo dei lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato», nonché dall’«esenzione dalla Tari delle aree destinato alla produzione di rifiuti speciali».

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