Parigi, i sogni infranti degli stranieri periti nella strage del 13 novembre

17 Nov 2015 19:05 - di Redazione

Diverse fra le vittime, per lo più giovani, delle stragi di Parigi, erano straniere, alcune erano musulmane. Alcune di loro avevano scelto la terra di Francia per necessità e avevano finito per amarla; altre l’avevano scelta per amore. Come quelle della veneziana Valeria Solesin, le loro speranze sono state troncate la sera di venerdì 13 novembre 2015. Tra le vittime c’era una coppia di romeni: Ciprian Calciu, 32 anni, e la moglie Lacramioara Pop, 29, erano immigrati separatamente in cerca di lavoro dalla Romania a Parigi, dove si erano conosciuti, fidanzati e dove hanno avuto un figlio, Kevin, rimasto orfano a 18 mesi. Riparatore di ascensori lui, barista lei con una figlia sua di 11 anni, sono morti falciati al ristorante Belle Equipe. Morto anche l’architetto marocchino Mohamed Amine Ibnolmobarak, 29 anni, nato a Rabat, venuto a Parigi a perfezionare i suoi studi all’Ecole Nationale Supérieure d’Architecture di Parigi Malaquais, dove insegnava. Jean Attali, il suo professore, lo ha descritto come un “intellettuale musulmano”. E’ morto al ristorante Le Carillon dove stava cenando con la nuova moglie, Maya Nemeta, colpita da tre proiettili e ricoverata in condizioni critiche. Il violinista algerino, Kheireddine Sahbi, 29 anni, era nato alla periferia di Algeri ed era venuto a Parigi a perfezionare la sua tecnica come violinista e alla Sorbona era stato inserito nell’orchestra dei Maestri di Etnomusicologia. Ucciso mentre rincasava, nel X arrondissement. I suoi amici dall’Algeria, per i quali lui era Didine, su Facebook hanno scritto: “Didine, mio amico…ci hai lasciati troppo presto, a Parigi, così lontano da noi, portandoti via la tua gioia di vivere e così tante speranze…”.  Il critico d’arte tedesco Fabian Stech, 51 anni, di Hannover, viveva in Francia dal 1994, dove insegnava in un istituto d’arte privato a Digione e scriveva per la rivista d’arte tedesca Kunstforum International. E’ morto al Bataclan e lascia al mondo una moglie e due figli.  L’inglese Nick Alexander, 36 anni, di Colchester, lavorava al seguito della band Eagles of Death Metal, che si stava esibendo al Bataclan e per la quale stava vendendo dischi e gadget. “Era il migliore amico di tutti: generoso, divertente, ferocemente leale”, scrive di lui la sua famiglia.

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