Vietato ironizzare sulla Kyenge: il Senato manda Calderoli a processo

16 Set 2015 12:19 - di Eleonora Guerra

Roberto Calderoli deve affrontare il processo per diffamazione nei confronti dell’ex ministro Cecile Kyenge. Lo ha deciso l’aula del Senato, dopo aver detto no alla richiesta del capogruppo dello stesso Pd, Luigi Zanda, di rinviare l’esame dell’autorizzazione a procedere. Respinta, invece, con 196 no, 45 sì e 12 astensioni la richiesta per quanto riguarda l’accusa di istigazione all’odio razziale.

Ma la Giunta per le autorizzazioni aveva detto no

Il via libera al procedimento per diffamazione contro l’esponente leghista è arrivato con 126 sì, 116 no e 10 astenuti, una maggioranza risicata che conferma quanto controversa sia la questione per i senatori. L’autorizzazione a procedere contro Calderoli a febbraio era già stata oggetto di discussione e voto nella Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari. Allora, però, i senatori votarono contro il processo, sancendo che le parole dell’esponente leghista contro quella che allora era il ministro per l’Integrazione erano state svolte nell’ambito delle sue funzioni parlamentari.

Le offese (e le scuse) di Calderoli alla Kyenge

Calderoli, nel corso di un comizio della Lega nel luglio del 2013, disse che «quando vedo la Kyenge non posso non pensare a un orango». A stretto giro, si scusò con l’allora ministro inviandole anche dei fiori, come lei stessa poi raccontò. La Kyenge, che disse di aver umanamente superato la faccenda, però, ne fece una questione di principio sostenendo che «le offese andavano oltre la mia sensibilità e colpivano l’intera comunità italiana». Giù quindi di processo e conseguente richiesta di autorizzazione a procedere al Senato. A Palazzo Madama, però, in molti, a partire proprio dai colleghi di partito della Kyenge, difesero «l’insindacabile» diritto del parlamentare Calderoli di esprimere la sua opinione, per altro dai più considerata satirica, con uno strascico di polemiche e grida di scandalo che è facile immaginare. E che ora è stato evitato con un diverso esito del voto.

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