Ligresti, il gip di Milano archivia il caso “papello”: «Notizia di reato infondata»

20 Lug 2015 16:48 - di Redazione
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È stata archiviata l’accusa di ostacolo all’attività di vigilanza della Consob contestata all’ad di Mediobanca, Alberto Nagel, e a Salvatore Ligresti, in relazione alla vicenda del cosiddetto “papello”. Con il provvedimento il gip di Milano, Roberto Arnaldi, ha accolto la richiesta del pm Luigi Orsi.

Una notizia di reato «infondata»

L’archiviazione, a quanto si è saputo, è stata disposta dal gip «per infondatezza della notizia» di reato. Cade così l’accusa di ostacolo alla vigilanza della Consob in relazione ad una presunta trattativa tra Mediobanca e la famiglia Ligresti per far ottenere benefici economici, tra cui 45 milioni di euro e una lunga lista di benefit, al costruttore siciliano e ai suoi tre figli, Paolo, Jonella e Giulia, in cambio della loro uscita dalla gestione del gruppo Premafin-Fonsai. Secondo gli inquirenti che hanno svolto le indagini, così come risultava dall’avviso di chiusura, la trattativa avrebbe dato vita a un «accordo» che, secondo l’accusa ora caduta, sarebbe stato chiuso in una cassaforte e «tenuto nascosto» all’organismo di vigilanza del mercato. Il cosiddetto “papello” sarebbe stato consegnato all’avvocato Cristina Rossello, «segretario del patto di sindacato di Mediobanca».

Nessun elemento per processare Nagel e Ligresti

Il filone di indagine era nato nell’estate 2012 nell’ambito della più ampia inchiesta del pm Orsi sul gruppo assicurativo dell’immobiliarista di Paternò. E vedeva al centro proprio quel presunto patto segreto, che sarebbe stato siglato il 17 maggio 2012 tra Nagel e Salvatore Ligresti. Da Mediobanca, però, avevano fatto presente che il “papello” non riguardava l’istituto, non era un accordo e l’ad lo siglò come presa d’atto per poter andare avanti nell’operazione. E che né Nagel né la banca potevano impegnarsi a fornire quanto scritto nel foglio perché non erano asset a disposizione di Mediobanca, ma di Unicredit o di Unipol. Tutte le richieste contenute nel “papello”, inoltre, non solo non erano attuali, avevano chiarito ancora da Mediobanca, ma non avevano nemmeno avuto seguito. Il pm, nel chiedere l’archiviazione dell’accusa contestata, comunque ha ricostruito la vicenda del cosiddetto “papello” e il ruolo dei “protagonisti”, non ravvisando tuttavia elementi per chiedere il processo.

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