25 aprile, Pansa attacca retorica e falsità della Resistenza

23 Apr 2015 14:06 - di Tano Canino

Giampaolo Pansa si arrabbia, ma pure si diverte. In realtà, non ci sta a guardare silente la marea montante di conformismo celebrativo in atto in prossimità di quest’altro 25 aprile. Tutta la sinistra strombazza. La sinistra comunista di ieri (residui), quella intellettuale e radical-chic (altri residui), quella acchiappatutto di Renzi e dei suoi supporter (un fiume in piena): tutti li a celebrare. A sorridere e ricordare e pure cantare (tipo la Boldrini). Ancora oggi stanno così: abbarbicati ad una data che è ormai una zattera. Zattera galleggiante in un mare di menzogne, di omissioni e di falsità raccontate per decenni. Un intero paginone di “Libero” serve perciò appena all’ottantenne giornalista e scrittore piemontese per ribadire quanto già spiegato nei suoi scritti più famosi e controversi sul tema: “Il Sangue dei Vinti” e “La Grande Bugia“. Scritti che ne hanno decretato una sorta di ostracismo, naturalmente democratico (non sia mai!) dal consesso dei resistenti in servizio permanente effettivo. E ciò semplicemente, per aver detto la verità sui crimini e sulle ottuse violenze pianificate con cieca obbedienza durante quella primavera di sangue di 70 anni fa.

Le falsità della Resistenza

Così incrocia di nuovo la penna, Giampaolo Pansa contro quello che definisce “un mare di retorica, uno tsunami strapieno anche di bugie dettate dall’opportunismo politico”. E che sia davvero così, ci vuol poco a capirlo, nota lo scrittore di Casale Monferrato. Basta dare un’occhiata, rileva, ai giornali di questi giorni: “È da un decennio che studio e scrivo della nostra guerra civile. Ma non avevo mai visto il serraglio di oggi. Una fiera dove tutto si confonde. Dove imperano le menzogne, le reticenze, le pagliacciate, le caricature. È vero che siamo una nazione in declino e che ha perso la dignità di se stessa. Però il troppo è troppo.” Così eccolo a snocciolare, per esempio, tutta una serie di fatti, di eventi, di verità che stridono e non poco con la elegiaca e romantica visione della Resistenza in onda in queste ore a reti unificate. Un servizio che Pansa probabilmente sente di dover rendere anzitutto alla sua coscienza di uomo libero, ma anche a tutti noi. Noi che non ci sogniamo neppure di sorbirci la sbobba nauseante delle “radiose giornate”.

 

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