Corsaro lascia Fratelli d’Italia. In una lettera tutte le ragioni della sua scelta

4 Mar 2015 14:09 - di Viola Longo
corsaro

Non condivide la scelta di «affidarsi a Salvini» e di sostenere «la linea no Euro» e lamenta il «fallimento» della missione che il partito s’era dato alla nascita: «Ricostituire un soggetto che potesse ospitare tutti gli orfani della destra». Per questo il deputato Massimo Corsaro ha deciso di lasciare Fratelli d’Italia. 

La lettera a Meloni e Rampelli

A darne notizia è stato lo stesso Corsaro, con una lettera inviata alla presidente del partito Giorgia Meloni e al capogruppo Fabio Rampelli, in cui spiega tra l’altro che  proseguirà il suo «impegno nella politica e nelle istituzioni nel tentativo di dare vita, insieme a tutti quelli che vorranno mostrare analoga sensibilità, a una forza che sappia essere conservatrice nei valori e nei modelli sociali, quanto onesta, moderna e libera nelle scelte e nelle proposte». Ma nel testo il parlamentare si sofferma prima di tutto sulle scelte politiche che non ha condiviso, frutto a suo avviso «di una pesca delle occasioni». A monte di tutto c’è il fatto che «la linea del partito si è ormai allontanata da quella per cui si decise di far nascere il movimento» ovvero riaggregare la destra. Un fatto su cui, per Corsaro, hanno inciso anche «livori e veti incrociati tra gli ex colonnelli».

Sbagliato «affidarsi a Salvini»

Il parlamentare imputa al partito di aver intrapreso la strada di un «esasperato tatticismo» che ha portato all’allontanamento da Berlusconi e all’avvicinamento a Salvini, che non può essere il «campione» del centrodestra contro il governo. Corsaro spiega di «apprezzare le capacità» del leader leghista, ma sostiene che «seguire quella strada porterebbe la destra in un angolo marginalizzato». Per Corsaro, secondo il quale alla manifestazione di sabato Giorgia Meloni è apparsa come «una comprimaria di CasaPound», «è mancata la forza di impegnarsi per dare vita a un contenitore, diverso da tutti gli attuali partiti di centrodestra, cui potessero naturalmente rivolgersi gli elettori rimasti privi di un riferimento credibile e autenticamente indipendente da ogni potere o condizionamento».

Le posizioni contestate

Quanto al merito delle battaglie politiche, invece, Corsaro ha contestato «la scelta di sostenere la linea No Euro, che svilisce una più seria contestazione all’Europa dei banchieri e dei massoni»; «la “deriva pauperista” sui temi economici, sfociata nella scelta di contestare il Jobs Act usando le stesse parole di Landini, anziché incalzare il premier “da destra” per la sua politica su tasse, sicurezza, immigrazione, relazioni internazionali»; «il conseguente distacco di Guido Crosetto, inizialmente salutato come positivo portatore di una visione economica più moderna e compatibile con il profilo di una destra occidentale».

 

 

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