Tassisti da tutta Italia a Torino contro Uber: proteste e minacce

17 Feb 2015 11:27 - di Redattore 92

Migliaia di tassisti si sono radunati nel centro di Torino per dare vita a un corteo di protesta contro Uber, la piattaforma di trasporto privato tramite smartphone o prenotazioni telematiche. I manifestanti agitano cartelli con la scritta Je suis taxi legale e striscioni con slogan contro l’abusivismo. «Chiediamo che il ministro Maurizio Lupi – dichiara Walter Drovetto, responsabile dell’Ugl Taxi – intervenga per reprimere quella che anche lui definisce illegalità. Se queste persone vogliono fare il nostro lavoro, paghino anche loro il 50% di tasse come noi e si sottopongano a controlli di sorta»

 Minacce alla manager di Uber: «Vivo sotto scorta»

In tribunale finora ha vinto Uber, una vera e propria multinazionale che opera in quasi tutto il mondo industrializzato. Un giudice di pace di Genova ha restituito a un autista di Uber la patente con la motivazione «che il servizio offerto da Uber non è in alcuna maniera relativo a un servizio taxi abusivo» perché «se il servizio di taxi è un trasporto pubblico e come tale obbligatorio, caratterizzato da tassametro, partenza da piazzole riservate e utenza indifferenziata, Uber è cosa del tutto diversa». Così la general manager di Uber Benedetta Erese Lucini commenta la sentenza. Secondo il giudice infatti Uber è «condivisione volontaria della propria auto per esigenze di mobilità privata all’interno di un social network». Permane comunque, scrive Lucini «la necessità di provvedere a una nuova e organica normativa del settore del trasporto e della mobilità che tenga conto delle nuove tecnologie che di fatto lo hanno già rivoluzionato a vantaggio della collettività e per una maggiore vivibilità delle nostre città». La stessa manager di Uber per l’Italia ha raccontato in un’intervista alla Stampa e al Secolo XIX la sua vita sotto protezione della Digos. «Abitavo proprio sopra una colonnina dei taxi, a marzo hanno cominciato a tappezzarla di poster con la mia faccia, non mi sono più sentita sicura». Paura? «L’avrei se mi sentissi sola – spiega -, ma ho molti amici, una famiglia che mi vuol bene e un gruppo che mi protegge. Anche loro sono rimasti sconcertati: di certo hanno avuto molti problemi sui nuovi mercati, ma mai un attacco ad personam come questo».

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