Ebola sbarca a Roma. E Gino Strada si dimentica di chiamare…

25 Nov 2014 10:32 - di Carlo Marini

Fabrizio, il medico siciliano 50enne che ha contratto l’Ebola durante la sua prima missione con Emergency in Sierra Leone, prima di partire per l’Italia, dove è arrivato stamattina, ha contattato i suoi familiari. Lo ricostruiscono alcuni quotidiani che riportato colloqui con moglie e una figlia del primo italiano che ha contratto il virus. «State tranquilli, è tutto sotto controllo: mi sento bene e sarò curato», ha detto il medico a una delle sue due figlie, la più grande, come scrive La Stampa. «Le rassicurazioni di mio padre sono state sicuramente un grande regalo – ha rilevato la ragazza – perché sentire dalla sua voce che sta bene è tutta un’altra cosa che saperlo per via indiretta. Ma la paura c’è sempre». La moglie del medico, in un’intervista al Corriere della sera, sottolinea di volere «rassicurazioni vere, e che non c’è stato contatto con i ministeri degli Esteri e della Salute….».

«Nessun contatto con i vertici di Emergency»

Neppure diretti con i vertici di Emergency: «Non abbiamo parlato con Gino Strada – osserva – ma con una ragazza molto gentile, lo dico senza polemica. Avranno tutti tante cose a cui pensare. Però noi vogliamo notizie certe». Spiega che a suo marito «stavano scadendo i tre mesi di aspettativa dall’ospedale» e che «venerdì sarebbe tornato in Italia» e che quindi «ce l’aveva quasi fatta». La famiglia del medico chiede all’autorità di «avere notizie certe” e di «sapere se passeranno settimane o mesi prima di rivederlo».

All’Ospedale Spallanzani di Roma in isolamento

Il medico di Emergency, che è arrivato all’alba all’aeroporto di Pratica di Mare ed è stato trasportato all’Ospedale Spallanzani di Roma, è stato assistito, durante il volo dalla Sierra Leone all’Italia, da un team dell’Aeronautica militare specializzato in bio-contenimento composto da circa 25 persone tra medici, specialisti e personale di bordo. «La situazione è sotto controllo – fa sapere il ministro della Salute Beatrice Lorenzin in un’intervista a Il Messaggero – Il paziente non avrà contatti né con i medici, né con gli infermieri. Tanto meno con la popolazione. Non c’è pericolo. L’ospedale Spllanzani è un centro di eccellenza a livello europeo».

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