Gli autisti Atac pronti a bloccare Roma: «La nostra collega aggredita? Sono episodi all’ordine del giorno»

22 Set 2014 9:47 - di Redazione

Dicono di essere pronti a «bloccare la città nel rispetto del Codice della strada». Intanto, oggi si sono dati appuntamento per un’assemblea alla rimessa di Collatina. Per gli autisti dell’Atac l’aggressione subita sabato sera dalla collega Elisa De Bianchi ha colmato la misura ed è ora di reagire. «Oggi fa notizia perché è successo a una ragazza, ma una cosa come questa è all’ordine del giorno», ha spiegato Micaela Quintavalle, la presidente del sindacato CambiaMenti M410, che tempo fa capeggiò la rivolta degli autisti decisi a rinunciare ai turni straordinari per protestare contro «carichi di lavoro insostenibili».

Mentre guidava la Linea 042 Lunghezza-Corcolle, Elisa De Bianchi sabato è stata aggredita due volte, sempre dallo stesso gruppo di immigrati ubriachi. «Me li sono trovati davanti, erano una quarantina. Erano alla fermata dell’autobus sulla via Polense e aspettavano quello che stavo guidando. Mi sono fermata – ha raccontato la ragazza – e quando stavo per aprire le porte uno di loro ha tirato una bottiglia di birra nella vettura rompendo il vetro, forse perché irritati dall’attesa. Per fortuna non c’era nessuno a bordo. A quel punto ho inserito la marcia e sono scappata». La seconda aggressione è stata peggiore. L’autista stava riportando la vettura in rimessa quando lo stesso gruppo l’ha intercettata e circondata. «Mi hanno insultato, mi hanno detto che mi avrebbero ammazzato se non avessi aperto le porte. Nel frattempo – ha spiegato De Bianchi – tiravano sassi e bottiglie e hanno finito di spaccare il vetro già rotto in precedenza con la bottiglia di birra. Ero disperata e così ho chiamato un collega che mi ha tenuto compagnia. Loro quando mi hanno visto al telefono hanno aperto un piccolo varco e io ho approfittato per scappare». Stando a quanto riferito da Il Messaggero, l’episodio ha scatenato anche la rabbia dei residenti che hanno dato vita a una manifestazione spontanea, cui hanno partecipato circa 200 persone, contro un nuovo centro per immigrati aperto in zona. Inoltre, si sarebbero verificati singoli episodi di violenza nei confronti di immigrati a bordo degli autobus.

L’Atac da parte sua ha fatto sapere che «stigmatizza con forza l’accaduto, reputando non tollerabili comportamenti del genere», ha aggiunto che la propria dipendente è stata chiamata immediatamente, anche con l’offerta di un supporto psicologico, e ha sottolineato che «già da molte settimane ha inviato alle autorità competenti una lettera» per segnalare i problemi di sicurezza. Anche il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha «condannato fermamente» l’accaduto, aggiungendo che «i lavoratori come Elisa meritano grande rispetto, anche perché svolgono un servizio essenziale per i cittadini». Ma i dipendenti dell’azienda, attraverso le parole di Micaela Quintavalle, spiegano di sentirsi abbandonati a loro stessi e contestualizzano l’aggressione alla collega in una cornice di inefficienza e disattenzione da parte dell’azienda. Fra le ipotesi più accreditate sui motivi dell’episodio vi sono, per esempio, i tempi di attesa troppo lunghi alla fermata, che sono una conseguenza diretta dell’organizzazione del servizio. Mentre per quanto riguarda le condizioni di insicurezza in cui lavorano gli autisti Quintavalle ha ricordato che, soprattutto su alcune linee più a rischio, dovrebbe esserci la cabina chiusa per l’autista, che invece per lo più manca. E questa è anche la domanda che pone Elisa De Bianchi, che ha spiegato di aver avuto paura, tra l’altro, di essere violentata: «Perché non avevo una vettura blindata considerata la zona e l’ora?».

 

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