Magdi Allam «islamofobo»? Sul web si scatena la campagna “io sto con lui”

29 Ago 2014 18:04 - di Giorgia Castelli

I cristiani nel mondo vengono massacrati, decapitati, uccisi e perseguitati dai terroristi islamici, ma in Italia avanzare una critica al pensiero unico filo-islamico è vietato e chi lo fa rischia un processo. Non davanti ai giudici, ma davanti a colleghi giornalisti che vogliono sottoporlo a procedimento disciplinare. Come è successo all’editorialista Magdi Allam messo sotto processo dall’Ordine dei giornalisti per le sue idee con l’accusa di islamofobia per alcuni articoli scritti nelle pagine del Giornale nel 2011 in cui criticava la religione musulmana. Allam, ex editorialista di Repubblica, ex vicedirettore del Corriere della Sera, ex europarlamentareè un intellettuale conosciuto per le sue idee in difesa dell’Occidente, dal 2003 vive sotto scorta e contro di lui gli estremisti islamici di mezzo mondo hanno emesso più di una fatwa. Le sue uniche colpe sono state quelle di aver allertato l’Occidente ad essere più cauto con le aperture ai musulmani e agli integralisti, ma soprattutto di essersi convertito al Cattolicesimo. Ecco i testi “incriminati” riportati sul Giornale: «L’Islam ci assedia: abbiamo il dovere di difendere la nostra cultura. Subiamo ogni giorno gli abusi dei predicatori d’odio che si annidano in quasi tutte le 900 moschee italiane» (26 aprile 2011); oppure «Milano si inchina alle moschee ma vieta le chiese» (27 giugno 2011). E ancora, 3 maggio 2011: «Ha ragione il cardinale bolognese Giacomo Biffi quando mi dice che il nostro vero nemico non sono gli islamici bombaroli, ma i cosiddetti islamici moderati che ci impongono moschee e scuole coraniche». Il caso, come riporta il Giornale e come lo ricostruisce l’atto d’accusa, si apre a giugno del 2012, quando l’associazione Media&diritto, patrocinata legalmente dall’avvocato Luca Bauccio, difensore tra l’altro dell’Ucoii, l’Unione delle comunità islamiche d’Italia, presenta un esposto all’Ordine del Lazio contestando una serie di articoli di Magdi Allam. I giornalisti del Lazio chiudono il caso l’11 dicembre del 2013: archiviazione. Ma l’avvocato Bauccio, il 19 febbraio 2014, presenta ricorso. E si arriva così allo scorso 16 luglio, quando il Consiglio di disciplina nazionale si riunisce per esaminare il caso. Quindi la decisione. Magdi Allam va sottoposto a procedimento disciplinare. Ora l’editorialista dovrà presentare documenti e memorie difensive. Dal Giornale è partita una campagna e per sostenerlo si invitano i lettori a condividere sui social l’hashtag #iostoconMagdi. 

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