Boeing malese, adesso secondo i servizi Usa non ci sono prove contro Mosca. Due caccia ucraini abbattuti nella stessa zona

23 Lug 2014 16:57 - di Redazione

Mentre l’Olanda omaggia le sue 193 vittime innocenti con un aggiornata di lutto nazionale, le verità incontrovertibili cominciano a sgonfiarsi. Dopo aver per giorni supportato l’ipotesi che dietro all’abbattimento del Boeing della Malaysia Airlines potesse esserci la mano diretta di Putin e della Russia tramite gli esperti militari che starebbero agendo insieme agli autonomisti filorussi delle regioni dell’ex est Ucraina, pare adesso che gli Stati Uniti abbiano optato per un profilo più neutro. Forse proprio perché delle strombazzate prove non avrebbero potuto fornirne alcuna. Sicchè adesso, secondo i servizi segreti Usa, anche se la Russia continua ad armare i ribelli, non ci sono prove che il missile usato per abbattere l’aereo sia stato fornito da Mosca. «L’aereo e’ stato probabilmente abbattuto da un missile terra-aria da ribelli appoggiati dalla Russia», hanno detto i Servizi citando intercettazioni, foto satellitari e messaggi sui social media postati dai separatisti, alcuni dei quali sono stati autenticati da esperti statunitensi. Ma l’Intelligence a stelle e strisce non e’ stata però in grado di dire chi ha sparato il missile o se i presunti consiglieri militari russi erano presenti al momento del lancio. Insomma, la fuffa distribuita a piene mani nell’immediatezza della tragedia che ha visto perire 298 innocentie che ha prodotto la montante indignazione dell’Occidente tutto si mostra per quel che davvero è. Ipotesi tante, prove nessuna. La determinazione con la quale Putin ha risposto alla ridda di accuse ha dato evidentemente i suoi frutti. La gran parte di quanto asserito dalle cancellerie occidentali su input di Washington, ovvero la responsabilità diretta di Mosca nella tragedia, lascia adesso il campo ad una più pacata riflessione sull’accaduto. E sui tanti perché che ancora la vicenda suscita. A cominciare dalle non ancora appurate ed eventuali responsabilità della compagnia malese e della sua inopinata decisione di utilizzare un corridoio aereo ad altissimo rischio in una zona dove si erano già verificati numerosi abbattimenti di aerei seppur militari da parte delle milizie belligeranti. Come del resto verificatosi anche oggi con la notizia dell’abbattimento di due caccia ucraini Sukhoi Su 25 nei cieli di Donetsk avvenuto a circa 25 km dalla zona del disastro aereo che ha coinvolto il boeing malese giovedì scorso. I due caccia sono stati colpiti da missili terra-aria lanciati dai ribelli da un’area nei pressi del villaggio di Dmitrivka, vicino a Lugansk e alla regione russa di Rostov. In questo caso i piloti sono riusciti a salvarsi, lanciandosi fuori dal velivolo. Purtroppo, nel caso delle disgraziate vittime del volo malese, questo non sarebbe stato comunque possibile.

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