La proposta di Renzi ai parlamentari del Pd: saranno le Regioni a scegliere come eleggere i senatori

29 Apr 2014 11:32 - di Sandro Forte

I senatori siano indicati tra i consiglieri regionali, lasciando a ogni Regione la modalità di scelta sul come. Il fatto che ogni Regione abbia un proprio sistema elettorale rende anche più difficile una disciplina nazionale. Sarebbe allora demandato a ciascuna Regione la decisione se i senatori saranno eletti dai Consigli regionali o dai cittadini contestualmente ai Consigli regionali. È questa la proposta di mediazione ribadita da Matteo Renzi sulla riforma del Senato nel corso dell’assemblea del gruppo Pd. Dopo aver sottolineato i punti condivisi, Renzi ha affrontato il nodo della composizione del Senato: «I 21 senatori nominati dal Quirinale – ha spiegato – li rivendico, ma vedo che vengono considerati un’idea sbagliata. Obbediva a idea di un Senato non solo come Bundesrat, ma ne prendo atto. La composizione paritetica tra Regioni e sindaci – ha aggiunto – sarebbe stata un valore, l’avrei preferita, perché più coerente con la storia del nostro Paese. Ma si può operare un riequilibrio». Renzi ha poi detto di “dissentire” dall’idea che nell’elezione diretta dei senatori ci sia «un elemento di maggiore legittimazione». Comunque la “proposta di sintesi” è di «non disciplinare noi il modo con cui vengono eletti i senatori nelle Regioni. Potremmo lasciare alle singole Regioni le modalità di individuazione dei senatori». Passando poi all’Italicum, questo sistema «ha introdotto il ballottaggio, quello che chiedeva il Pd durante la scorsa campagna elettorale, quando Bersani era il nostro candidato», ha detto Renzi ancora all’assemblea dei senatori del Pd. E ancora: «La proposta di riforma costituzionale può avere dei limiti ma non accetto che si dica che è una riforma autoritaria. La mia proposta è in continuità con quella dell’Ulivo e della campagna elettorale di Bersani. Tenere dentro Forza Italia – ha proseguito il premier – è doveroso, vuol dire agli italiani che non ci stiamo scrivendo le regole da soli. Fare veloci è l’unico modo per dare un segnale di credibilità in Europa. Faremo tutti gli sforzi fino all’ultimo giorno per trovare un punto comune, altrimenti sono pronto a fare un passo indietro. A tutti i costi io non ci sto, o così o vado a casa».
Sempre sul tema delle riforme è intervenuto ai microfoni di “Radio anch’io” Radio 1 Rai il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, il quale si è detto fiducioso «che Forza Italia rispetterà gli impegni. I testi sono stati concordati nella loro struttura generale, poi il fatto che ci sia una discussione non vuol dire che ci sia una retromarcia dagli accordi. Più che una mediazione – ha proseguito Delrio – si tratta di una discussione, aperta e interessante. Si parla di Costituzione, dobbiamo essere sereni, tranquilli e pazienti. Noi restiamo convinti che l’elezione indiretta sia la garanzia migliore per un Senato» delle autonomie. «Se l’Italicum tarda di un mese o la riforma del Senato slitta di uno-due settimane, non è stravolgente. È giusto che ci sia una discussione che arricchisca il testo. Renzi parla di date per dare idea agli italiani di uno stile nuovo, è un elemento di grandissima chiarezza e onestà amministrativa». Con una settimana in più «qualche politico avrà occasione di fare qualche battuta in più».

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