Berlusconi candidato alle Europee? Gelo dagli alfaniani, il Pd parla di “dichiarazione di guerra”

15 Mar 2014 13:28 - di Gabriele Alberti

Tra un Pd nel panico che parla di una «dichiarazione di guerra» e tra Forza Italia che come ovvio si compatta intorno alla possibilità che Berlusconi possa candidarsi alle Europee, spicca il gelo degli alfanianiani che per bocca del ministro Maurizio Lupi si trincerano dietro un

sostanziale: problemi suoi. «Se Berlusconi vuole candidarsi alle europee non è un problema nostro, noi essendo al governo ci dobbiamo interessare degli italiani», sibila Lupi alla convention di Ncd. Una freddezza di forma che non dissimula un giudizio di sostanza quando aggiunge: «Noi  abbiamo fatto una scelta molto chiara molto responsabile e coraggiosa: abbiamo deciso di mettere prima gli interessi del nostro Paese rispetto anche ai legittimi interessi dei nostri partiti ed è la ragione per cui è nato il Ncd e per cui sosteniamo il governo Renzi con responsabilità facendo fare cose di centrodestra». Aggiunge glaciale il ministro: «FI e Berlusconi hanno scelto di stare all’opposizione e infatti si trovano a dover discutere, anziché di come dare una mano ai lavoratori, se candidarsi o no. Questo è un loro problema. Grazie a Dio siamo profondamente diversi».

La volontà espressa dal Cav di non voler restare all’angolo fino al 10 aprile – data che che sancirà se dovrà essere affidato ai servizi sociali o agli arresti domiciliari – mette ansia, non c’è dubbio. Il tweet di Giovanni Toti, il suo consigliere politico, tocca un nervo scoperto: «Silvio Berlusconi in campo alle Europee…Quanta paura…». Fa un po’ di ordine nel marasma causato dal suo annuncio l’europarlamentare Lara Comi: «Attendiamo la decisione del 18 marzo della Corte di Cassazione e il responso della Corte di Strasbugo sulla legge Severino». «Berlusconi è stato chiaro», ha aggiunto. «Ha detto: “se posso mi piacerebbe essere candidato”», ha precisato la Comi stamane all’inaugurazione della nuova sede di Forza Italia a Varese, . Ma il semplice annuncio, il messaggio di non volersi mettersi da parte del Cav suona come una provocazione per il Pd, con diversi esponenti dem pronti a ricordare che semplicemente non può candidarsi in quanto condannato. «Non può candidarsi, si sgolano i democrat, non siamo la Repubblica delle Banane». Il senatore del Pd Felice Casson, ex magistrato, non usa mezzi termini: attacco alla Costituzione, forzatura istituzionale, dichiarazione di guerra, sono i termini di una razione che definire scomposta non è un’esagerazione. Più moderato il tweet di risposta a Toti del renziano Andrea Marcucci: «L’eventuale candidatura di Berlusconi è un problema che riguarda Forza Italia e, nel caso, il Tribunale di Milano. Il Pd alle europee non ha paura di nessuno». Non pare che tutti la pensino come Marcucci. «Le reazioni ossessive e scomposte provenienti dal Pd alla candidatura di Silvio Berlusconi alle Europee mostrano che il lupo giustizialista perde il pelo ma non il vizio. Il sogno del corpaccione della sinistra resta il solito: tentare di eliminare gli avversari politici per via giudiziaria», commenta Daniele Capezzone di FI, presidente della Commissione Finanze della Camera.

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