Nuove indagini sugli ex sindaci (Pd) di Modugno: c’era il tariffario delle tangenti

26 Ott 2013 19:37 - di Redazione

Cinquanta euro per un certificato, tremila euro per una licenza. C’era il tariffario delle tangenti, al Comune Modugno (Bari), dove gli inquirenti hanno aperto nuove indagini. L’indagine, circa un anno fa, portò all’arresto di 12 persone tra le quali il sindaco Pd allora in carica, Mimmo Gatti, e il suo predecessore Giuseppe Rana (anch’egli Pd). La Guardia di finanza ha però compiuto nuove acquisizioni di atti nella sede dell’assessorato ai lavori pubblici del Comune di Modugno, che nel precedente filone di inchiesta era al centro di indagini: secondo gip e pm una “cupola affaristica” controllava le attività del Comune, soprattutto quelle edilizie . Ora gli investigatori ipotizzano siano state compiute varie lottizzazioni abusive negli anni tra il 2007 e il 2011. Gli indagati, che erano complessivamente 27, sarebbero aumentati di numero proprio sulla base delle ulteriori acquisizioni investigative. In conseguenza degli arresti del novembre 2012 il consiglio comunale si dimise e fu nominato un commissario prefettizio. Nelle elezioni amministrative del maggio scorso è stato eletto sindaco il magistrato Nicola Magrone, sostenuto da liste civiche. Pd e Pdl sono insieme all’opposizione.

Oltre alle tangenti per gli amministratori Pd e Udc (a cavallo tra gli anni 2002 e 2012) gli investigatori avevano scoperto un vero e proprio «tariffario applicato dai funzionari e dai dirigenti addetti all’ufficio tecnico comunale per il calcolo dell’importo della tangente per l’ottenimento delle concessioni edilizie che si aggirava tra i 2-3 mila euro per ciascuna unità immobiliare realizzata». Persino per chiedere un certificato di destinazione urbanistica era necessario «pagare un caffè» al funzionario dell’ufficio tecnico comunale: 50 euro. Contestualmente agli arresti, i militari sequestrarono beni mobili e immobili del valore complessivo di 2,5 milioni di euro. In particolare 26 immobili (a Bari, a Modugno e a Taranto), un capannone industriale, quote societarie e disponibilità finanziarie per un valore equivalente alle somme indebitamente percepite dagli indagati.

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