Il sogno della Dolce Vita romana rivive nel segno di La Mantia, lo chef più amato dalle star

24 Ott 2013 17:41 - di Antonella Ambrosioni

La strada è ancora una volta via Veneto, quella che negli anni ’60 riuscì a trasformare un sogno italiano La dolce vita in una leggenda. Riuscirà il tocco magico del grande chef  palermitao Filippo La Mantia a far rinascere il mito della magica via felliniana, ormai più un cammeo letterario e cinematografico che reale? Le fotografie di Rino Barillari rievocano un passato che ha fatto scuola nel mondo. Se c’è uno che può restituire un po’ di verve a questa Roma un po’ depressa, uno che può restituire un sogno che non sia solo una pista ciclabile o i Fori pedonalizzati, questo è lui: sapienza culinaria antica, gusto ed estetica messi insieme. Dopo aver detto addio a luglio all’Hotel Majestic, la toque blanche Filippo La Mantia ha percorso meno di 500 metri per lanciare la sua nuova sfida da chef e installarsi all’interno del Grand Hotel Jumeirah. Non ha ancora aperto («mi sono dato come scadenza il 7 dicembre») e  ha già tutto prenotato fino a gennaio, eventi, feste di compleanni, cene, pranzi di lavoro, convention. «Avevo deciso di prendermi un anno sabatico andando in giro tra l’Italia e il resto del mondo. Poi dal giorno successivo alla chiusura del mio ristorante al Majestic, sono cominciate a piovermi centinaia di proposte. Ho optato per il Jumeirah.

Da Palermo a Roma (approdo in Via Veneto, dopo essere transitato per lo storico centro del Pantheon): questa è stata l’anabasi culinaria di La Mantia, che prepara piatti nel solco della tradizione materna e della nonna, «senza aglio e cipolla». Ama moltissimo la città eterna: «Prima di tutto devo ringraziare  Roma perché è stata un palcoscenico straordinario. Via Veneto è stata una scelta ideologica poiché avevo sempre desiderato di aprire un mio ristorante dentro un albergo storico». E il sogno si è materializzato con il ristorante “Filippo La Mantia” all’interno dello storico Hotel Majestic, palazzo del 1889 dell’architetto Gaetano Koch. Ora il sogno si rinnova nell’hotel Jumeirah che prevede varie opzioni di food: breakfast con influenza siciliana; breakfast di lavoro; lunch a buffet; brunch domenicale. Semplicità, stile, sapori naturali sono alla base della sua fama nel mondo. John Travolta si è fatto spedire a Los Angeles le sue “caponatine”. Rania di Giordania ha amato a tal punto il suo pesto di agrumi da ringraziarlo regalandogli un orologio d’oro. L’étoile della danza Eleonora Abbagnato gli ha fatto organizzare il buffet del matrimonio. Ma per carità, niente snobbismo,  La Mantia ha reso democratico il lusso: «I miei piatti sono accessibili a tutti, gli ingredienti di una caponata rimangono quelli, quindi non la puoi far pagare uno sproposito sarebbe un oltraggio». Già, la sua mitica caponata è ora diventata “stellare”: è stata la prima ad orbitare nello spazio su richiesta dell’agenzia spaziale che ha scelto di far portare come simbolo della cucina regionale siciliana la caponata con l’astronauta Parmitano. Insomma, il mito di via Veneto è in buone mani…

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