Esplode un’auto in piazza Tienanmen: improbabile l’incidente, forse un’estrema protesta buddista

28 Ott 2013 11:20 - di Valerio Pugi

È un vero e proprio giallo l’esplosione di una jeep nella celebre piazza Tienanmen, a Pechino, proprio di fronte alla Porta della Pace Celeste: il bilancio è di cinque morti e trentotto feriti. È successo alle 12,05 ora di Pechino, le 5 del mattino in Italia. L’auto, con tre persone a bordo, ha sfondato le barriere di sicurezza e si è schiantata, prendendo fuoco, sotto il ritratto del fondatore della Repubblica popolare comunista Mao Zedong, tra la folla: il guidatore e i due passeggeri sono morti sul colpo, mentre due turisti (una filippina e un cinese) sono deceduti in ospedale. Trentotto persone sono rimaste ferite. La Farnesina ha fatto sapere che non risultano coinvolti italiani. La polizia, sempre presente nella piazza dopo la famosa e sanguinosa rivolta studentesca finita in strage il 4 giugno 1989, ha subito chiuso la grande via Changan e la fermata della metropolitana sul lato est, poi anche la seconda fermata, quella sul lato occidentale della piazza, e la stazione di Qianmen, sul lato sud. La piazza è stata di fatto sigillata. Contemporaneamente è scattata la censura da parte delle autorità comuniste: le foto scattate dai turisti e lanciate in rete sono state rapidamente rimosse. Ma alcune sono sfuggite alla cancellazione e mostrano i resti della jeep in fiamme proprio sotto il grande ritratto di Mao e lo striscione con la scritta “Evviva la grande solidarietà del popolo mondiale”.
Migliaia di persone, in gran parte usando nomi falsi, sono intervenute su Internet per commentare l’incidente. Molti avanzano l’ipotesi che si sia trattato di un’“immolazione”, ossia di un suicidio di protesta che, come ha scritto qualcuno, «ha una lunga storia nella cultura buddista». Negli ultimi tre anni 122 tibetani si sono immolati per contrastare la politica del regime comunista cinese verso il territorio e per chiedere il ritorno in patria del Dalai Lama, il leader religioso che vive in esilio dal 1959. Nel 2009 sulla centrale via Wangfujing, nei pressi di piazza Tiananmen, tre persone diedero fuoco alla loro auto per protesta contro le requisizioni forzate di terra nello Xinjiang, l’instabile regione del nord-ovest abitata dalla minoranza musulmana degli uighuri. Altri fanno notare la posizione dell’auto, oltre le barriere di sicurezza e a pochi passi dall’ingresso principale della Città Proibita, che – affermano – «rende improbabile» che si sia trattato di un incidente. La portavoce del ministero degli Esteri, Hua Chunying, dal canto suo, ha affermato in una conferenza stampa che il governo cinese «non ha informazioni dettagliate». Di conseguenza – ha aggiunto – al momento non è in grado di dire se si sia trattato di un attentato o di un incidente.

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