Con la scusa della crisi siriana, i soliti furbi aumentano il prezzo di benzina e gasolio

2 Set 2013 16:13 - di Redazione

Inizio  di settimana amaro per i consumatori italiani e in particolare per gli automobilisti. Nuovi rialzi di benzina e diesel sono in arrivo in scia all’effetto Siria. Nonostante il calo dei prezzi sui mercati internazionali, come sottolineano Quotidiano Energia e Staffetta Quotidiana, la verde supera gli 1,88 euro al litro e il diesel gli 1,77 euro nei distributori Eni (+0,8 centesimi il rincaro nel weekend), con aumenti anche per Ip, Q8 (con il picco di 1,776 sul diesel) e TotalErg. Si tratta del quarto giro di aumenti per i prezzi dei carburanti all’indomani dell’avvio dell’ effetto Siria.

Il record negativo di Milano, dove, come denuncia il Codacons sulla base delle foto scatatte da diversi automobilisti,  un litro di verde viene venduto a 2,009 euro al litro. Per il gasolio, invece, il prezzo più elevato – in base alle testimonianze degli automobilisti – si raggiunge nei pressi di Rovereto (Tn), dove un litro di diesel viene venduto a 1,907 euro e la benzina a 1,994 euro al litro. Come dimostrano le fotografie, i prezzi superano 1,9 euro in molte zone d’Italia, continua l’associazione, che ha ricevuto anche immagini da molti italiani in vacanza all’estero per dimostrare come benzina e gasolio costino meno rispetto all’Italia. Ad esempio in Spagna e Austria la verde costa mediamente 1,40 euro al litro (1,30 il gasolio), mentre il record in positivo fotografato dagli utenti spetta ad Andorra, dove un litro di benzina costa appena 1,298 euro e un litro di diesel 1,166, prezzi inferiori di quasi il 50% rispetto ai listini medi praticati in Italia.

Sono dati che fanno riflettere e che dimostrano, al di là delle accise più alte nel nostro Paese, come le crisi internazionali siano spesso una scusa per procedere a aumenti ingiustificati.

L’aumento dei prezzi della benzina colpisce in particolare, come rileva la Coldiretti, i 4,4 milioni gli italiani in vacanza nel mese di settembre.  E dire che, per risparmiare, il 32 per cento dei vacanzieri ha scelto di trascorrere le vacanze in località più vicine rispetto allo scorso anno con ben sette italiani su dieci (70 per cento) in vacanza in Italia e di questi ben il 24 per cento che non si allontana neppure dalla propria regione. E vale la pena ricordare che già nell’ultimo anno, come risulta dai dati forniti dalla Confederazione italiana agricoltori,  ogni famiglia ha dovuto spendere in media più per trasporti, combustibili ed energia che per il cibo: 484 euro al mese contro 468. È chiaro quindi,  che ogni nuovo rialzo rischia di pesare ulteriormente sulla spesa alimentare, ”rosicchiando” altre quote al budget per la tavola, già ”magro” per colpa della crisi.  Insomma, gli sforzi delle famiglie per tirare la cinghia sono in parte vanificati da un meccanismo che premia decisamente i “furbi” del carburante.

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