Scuola, è polemica: troppe volte nelle classi gli alunni stranieri superano il 30 per cento

7 Ago 2013 17:31 - di Antonio Pannullo

Sempre più stranieri nelle scuole italiane. Lo denuncia il deputato Fabio Rampelli in un’interrogazione al ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, sottolineando che la percentuale massima di studenti stranieri negli istituti, che è del 30 per cento, viene troppe volte disattesa. Con danno per l’integrazione, quella vera, poiché sia gli italiani che gli stranieri sono costretti a subire passivamente una situazione che non si sa gestire. In particolare Rampelli fa riferimento alla circolare emanata dall’ex ministro Gelmini l’8 gennaio 2010, avente per oggetto «Indicazioni e raccomandazioni per l’integrazione di alunni con cittadinanza non italiana», riguardante l’equa distribuzione tra studenti italiani e studenti immigrati negli istituti scolastici nazionali. Secondo il rapporto nazionale dell’Ismu – scrive il deputato di Fratelli d’Italia – relativo all’anno scolastico 2011/2012, l’indicazione contenuta nella circolare del ministero dell’Istruzione non viene applicata dal 4,3 per cento degli istituti, con un trend di crescita, in un solo anno scolastico, dello 0,4 per cento. Ancora più eclatanti appaiono i dati relativi ai contesti a forte pressione migratoria: in quelle realtà le scuole con tassi di incidenza da 30 per cento a meno del 40 per cento sono 1.506, quelle con tassi dal 40 per cento a meno di 50 per cento sono 578, mentre quelle con tassi del 50 per cento e oltre sono 415. Queste ultime sono denominate «scuole a maggioranza straniera». Gli ordini di scuola più interessati dalla concentrazione degli alunni con cittadinanza non italiana sono quelli dell’infanzia e primaria, dove i plessi con tassi di incidenza consistenti (dal 40 al 50 per cento) sono aumentati in un anno, rispettivamente, del 25 per cento e del 39 per cento; allo stesso modo è cresciuto il numero di scuole dell’infanzia e primaria a maggioranza straniera. In complesso, nell’anno scolastico 2011/2012, il 5,4 per cento delle scuole dell’infanzia e il 4,1 per cento di quelle primarie accoglie alunni con cittadinanza non italiana in misura almeno pari al 30 per cento. La situazione è senza dubbio inquietante. Nell’interrogazione si rileva poi che evidentemente c’è una tendenza di diverse direzioni di istituti scolastici che derogano con molta facilità alla circolare in questione. Il pericolo è che la “manica larga” di alcuni dirigenti rischia di creare forti tensioni, soprattutto per quei cittadini italiani che si sentono ospiti, se non ghettizzati, a casa propria. L’istruzione – conclude Rampelli – rappresenta un veicolo straordinario di integrazione, purché essa avvenga in un quadro di regole da rispettare. La risposta del ministro Carrozza si fonda principalmente su principi generali relativamente al diritto allo studio per tutti, cosa della quale già erano tutti convinti. Il ministro dell’Istruzione ribadisce però che la circolare in questione è tutt’oggi ribadita, ammettendo che ci sono delle eccezioni alla regola dovute «da stati di necessità provocati dall’oggettiva assenza di soluzioni alternative».

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