Battisti espulso dal Brasile? «Lo aspettiamo a celle aperte». Ma purtroppo non accadrà

28 Giu 2013 17:01 - di Sandro Forte

Si riapre il caso Battisti? Forse, ma sarebbe necessaria una forte pressione del nostro governo sulle autorità brasiliane, il che è obiettivamente difficile dopo la figuraccia internazionale, e conseguente perdita di credibilità, fatta con i nostri due marò, ancora trattenuti in India. Come è noto, Cesare Battisti, ex esponente dei Proletari Armati per il Comunismo e condannato all’ergastolo in Italia per i delitti commessi dalla sua organizzazione terroristica, da due anni vive da uomo libero in Brasile dopo il “no” all’estradizione pronunciato dall’allora presidente (di sinistra) Luiz Inacio “Lula” da Silva nell’ultimo giorno del suo mandato, il 31 dicembre 2010. Ora la quinta sezione del Supremo Tribunale di Giustizia brasiliano ha respinto il suo ricorso per la revisione della condanna a due anni di reclusione per uso di falsi timbri sul passaporto, da scontare in regime di semilibertà. Secondo la stampa locale, Battisti potrebbe rischiare l’espulsione, che la legge brasiliana prevede per chi falsifica documenti al fine di ottenere l’ingresso o la permanenza nel Paese. Ma è difficile, anche perché l’ultima parola spetta al ministro della Giustizia, José Eduardo Cardozo. E Cardozo, avvocato, docente di Diritto amministrativo, appartiene al Partito dei Lavoratori, di ispirazione marxista (lo stesso di Lula e dell’attuale presidente Dilma Rousseff), attualmente al governo. Inoltre un anno fa Battisti ottenne dalla Corte Suprema Federale del Brasile la definitiva conferma del non doversi procedere all’estradizione in Italia. Più probabile che la bocciatura del ricorso gli imponga di scontare quel che resta della condanna a due anni per documenti falsi, e comunque in regime di semilibertà. E poi ormai l’ex terrorista rosso si è ben radicato nel tessuto sociale e politico brasiliano: a breve dovrebbe lavorare nel sindacato Cut, legato allo stesso Partito dei Lavoratori, secondo quanto annunciato dal senatore Eduardo Suplicy e riportato dal quotidiano “Folha de Sao Paulo”. In particolare dovrebbe assumere «qualche incarico professionale» nella Central unica dos trabalhadores (Cut). Suplicy ha inoltre affermato che, a causa del prossimo impegno lavorativo, Battisti vive da un mese a San Paolo, in un appartamento di 90 mq preso in affitto nel quartiere di Jardins, uno dei più cari ed esclusivi della megalopoli. Il senatore ha detto di essersi offerto come “garante morale” dell’ex capo dei Proletari Armati per il Comunismo nei confronti dell’agenzia immobiliare. Comunque ottimista la deputata del Pdl Elvira Savino: «Dal Brasile è arrivata una brutta notizia per l’Italia, la sconfitta con la Spagna. Ora ne arriva una buona: il terrorista Cesare Battisti potrebbe essere espulso per aver falsificato i timbri sul passaporto. Lo aspettiamo in Italia a celle aperte».

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