Scricchiola il “modello Emilia Romagna”: chiesto il rinvio a giudizio per il coordinatore regionale Pd

14 Mag 2013 19:45 - di Guido Liberati

Il sostituto procuratore di Modena Enrico Stefani ha chiesto il rinvio a giudizio per il segretario regionale del Pd Stefano Bonaccini e per altri cinque indagati al termine dell’inchiesta sull’assegnazione della gestione dei chioschi a Modena. L’inchiesta ipotizza che il Comune di Modena abbia favorito la società Sdps nell’aggiudicazione della gestione del chiosco al parco Ferrari di Modena nel 2003, da cui era stata esclusa Achiropita Mascaro, la barista che ha fatto la denuncia e che è stata assassinata nel febbraio 2007. L’omicidio, per il quale era stato processato e assolto l’ex socio in affari, non risulta però legato all’inchiesta. Bonaccini è accusato di turbata libertà degli incanti – reato prescritto – in concorso con i due soci dell’Sdps e il dirigente comunale Mario Scianti. Il segretario regionale del Pd è accusato anche di abuso d’ufficio insieme al suo successore, l’assessore comunale di Modena Antonino Marino, Scianti e la funzionaria del Comune Giulia Severi. Nelle motivazioni del pm Stefani si legge che «Bonaccini e il dirigente Scianti turbavano la gara ufficiosa prevista dai regolamenti nell’avviso di chiusura e garantivano Sdps della futura vittoria e assegnazione della concessione del chiosco medesimo, prima della stessa celebrazione e della pubblicità della gara».

Bonaccini, 46 anni, è un pezzo da novanta del Partito democratico: nato nella sinistra giovanile del Pci, è stato assessore a Modena dal 1999 al 2006 ed è segretario del Pd dell’Emilia-Romagna dal 2009. Considerato un dalemiano di ferro, ha immediatamente incassato la solidarietà dei big del partito in Emilia Romagna. A cominciare  Vasco Errani. «Sono convinto della sua estraneità – dice il governatore regionale – rispetto all’ipotesi di reato o di favoritismi nella sua attività di amministratore a Modena». Un tifo non disinteressato. In vista delle elezioni regionali del 2015 i dalemiani e i bersaniani hanno infatti trovato un accordo proprio su Bonaccini. Sarebbe il successore ideale di Errani che garantirebbe il mantenimento del potere in una regione chiave per il Pd (dalle coop alle banche). Ma un rinvio a giudizio di Bonaccini comporterebbe il “rischio” per dalemiani e bersaniani di consegnare la Regione a un renziano. O, ancora peggio per il Pd, al centrodestra.

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