Crisi, chi vuole il male dell’Italia?

19 Set 2011 20:42 - di

La paura della Grecia mette di nuovo in difficoltà le Borse. Per Milano quella di ieri è stata un’altra seduta da dimenticare (- 3,17 per cento) e così è stato anche per tutte le altre piazze europee: Londra -2,03; Francoforte -2,83; Parigi -3; Amsterdam -2,52 per cento. La giornata, iniziata male, si è andata via via complicando, dopo l’apertura di Wall Strett, con il Dow Jones che, in avvio di seduta, lasciava sul terreno l’1,22 per cento. Ai mercati non è piaciuta la decisione, assunta dall’Eurogruppo a Wroclaw, di rimandare gli aiuti ad Atene. Una decisione, o meglio una non decisione, che ha fatto balenare e reso più concreto il rischio il rischio di default per gli ellenici, nonostante i governanti greci si siano detti più che mai impegnati ad attuare i suggerimenti della Banca centrale europea e del Fondo monetario internazionale sul fronte dei sacrifici. Di nuovo in crescita anche lo spread dei nostri titoli pubblici rispetto al bund tedesco. Ieri il differenziale è salito nuovamente a 381 punti, dopo la discesa a quota 355 dello scorso venerdì. L’indicatore, che esprime il maggior grado di rischio dei nostri Btp rispetto all’analogo titolo tedesco, misura di fatto l’ammontare degli interessi che il Tesoro italiano deve pagare per il collocamento dei titoli di Stato. Complessivamente una cifra che si aggira sui 70 miliardi l’anno, ma in rapido aumento visto che cento punti di spread rispetto al bund di traducono in un punto in più sul fronte degli interessi che, a suo volta, corrisponde a oltre 54 miliardi di euro di maggiori interessi per il finanziamento del debito.
Di questo passo il governo italiano rischia di dover varare una manovra economica a settimana per tenere dietro al deterioramento della situazione. Deterioramento determinato dalla situazione economica internazionale e alla paura del default greco, ma anche da coloro che dall’interno del nostro Paese giocano allo sfascio: giornali e partiti di opposizioni in prima fila. E da qui, infatti, che partono le indiscrezioni sulle intercettazioni al presidente del Consiglio italiano, rilanciate poi a livello internazionale. La nostra stampa trasforma le dichiarazioni private del premier Silvio Berlusconi in altrettanti argomenti pubblici con l’obiettivo di creare problemi a livello nazionale e perfino internazionale. La questione Merkel, ad esempio, nonostante sia stata smentita, continua a tenere banco sul Corriere della Sera, su Repubblica, adesso, anche sui più diffusi quotidiani tedeschi che riprendono e rilanciano le polemiche riportate dai giornali di casa nostra. A chi giova tutto questo? A chi vuole che il nostro Paese abbia problemi con il più autorevole partner europeo, la Germania, e a chi, in questo modo, punta a far aumentare lo spread tra Btp e bund per rendere estremamente oneroso il collocamento dei Bot e far saltare il banco, con l’idea che tutto è lecito pur di mandare a casa Berlusconi.
Ieri la cancelliera tedesca, reduce  dalla sconfitta elettorale subita a Berlino, ha avvertito che «se crolla l’euro, crolla anche l’Europa» e ha invitato i membri della sua coalizione di governo a pensarci attentamente prima di fare delle dichiarazioni «per non innervosire i mercati». Ovunque, perciò, vale una legge che in Italia non sembra avere diritto di cittadinanza. Giornali e riviste dedicano le prime pagine a intercettazioni e indiscrezioni sulle notte di Berlusconi, relegando il dibattito sulla crisi economica alle pagine interne. Eppure sul tavolo, oltre agli aiuti alla Grecia, ci sono i problemi Ue degli eurobond e dell’allargamento del fondo salva-stati (Efsf) e tutta la tematica interna circa la possibile dismissione del patrimonio pubblico, la patrimoniale, la riforma del fisco (con il disboscamento della giungla di detrazioni e deduzioni) e quant’altro. Eppure l’ex presidente della commissione  Ue Jacques Delors, dalle colonne del Corriere della Sera ieri ha parlato molto chiaro: «Non bisogna permettere che la Grecia esca dall’euro, poiché ci sarebbe un effetto domino. La speculazione non si fermerebbe, toccehebbe all’Italia e alla Spagna». Un problema che sia Angela Merkel che Nicolas Sarkozy, tutti intenti a seguire gli umori dei loro elettori, sembrano non aver ben compreso.
In Italia la situazione è ancora più deteriorata. Le opposizioni, spalleggiate dai grandi organi di stampa, continuano a chiedere le dimissioni del premier nonostante la Costituzione preveda che fino a quando un governo ha la maggioranza in Parlamento ha il diritto di governare. Sul fronte economico e su quello della credibilità del Paese gli effetti di questo atteggiamento potrebbero diventare drammatici. Ma gli interessati non ci sentono. Per loro sembra valere il motto: «Muoia Sansone con tutti i Filistei»

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