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Una, cento, duecento Askatasuna: trema il popolo dei centri sociali rossi, finita la pacchia per le “okkupazioni” violente

Operazione legalità

Una, cento, duecento Askatasuna: trema il popolo dei centri sociali rossi, finita la pacchia per le “okkupazioni” violente

Cronaca - di Luca Maurelli - 19 Dicembre 2025 alle 15:38

Tanta mazzate ma tanta mazzate, ma una bona l’amma data, è nato è nato è nato, o’ centro sociale occupato, n’atu centro sociale occupato, e mò c’ ’o cazzo ce cacciate”, cantavano qualche anno fa, a Napoli, i “99 Posse”, band musicale capitanata dal raffinato frontman “Zulù” che guidava l’okkupazione dello spazio “Officina 99” della zona di Gianturco, dietro la stazione centrale. Oggi quella zona franca di canne e selvaggerie varie è del Comune di Napoli che la concede in una sorta di comodato d’uso ai centri sociali che ristagnano nei capannoni. A Torino, invece, li hanno cacciati: ieri è stata segnata una linea definitiva, dopo le scorribande dei “catalani” nella redazione della “Stampa”: le violenze non saranno tollerate, Askatasuna è stata sgomberata. Le forze dell’ordine hanno sigillato lo storico centro sociale torinese, attivo dal 1996 e noto per violenze ripetute. Militanti e sinistra hanno protestato, definendolo “laboratorio repressivo”, scatenando scontri di piazza nei quali una decina di poliziotti sono rimasti feriti. Askatasuna segue lo sgombero del Leoncavallo a Milano (agosto 2025), primo grande colpo del Viminale su oltre 200 centri sociali abusivi, con 27 a Roma tra i prioritari.

Dopo Askatasuna nel mirino altri centri sociali di sinistra

Il governo Piantedosi non ha intenziobne di fermarsi: nel mirino Forte Prenestino e Spin Time Labs (Roma), la stessa Officina 99 (Napoli), Rivolta e Pedro (Venezia/Mestre). Nato a Roma una decina d’anni prima del Leoncavallo, il CSOA Forte Prenestino è fra i centri sociali più grandi d’Europa e fra i più antichi della Capitale. La sua fondazione risale al 1° maggio 1986, quando in occasione della “Festa del non lavoro”, alcuni giovani occuparono uno dei quindici ex forti della Capitale, nel quartiere di Centocelle. Oggi, dopo quasi quarant’anni, nella struttura labirintica che si snoda appena superato il ponte levatoio d’ingresso, “il Forte” continua a ospitare numerose iniziative sociali e culturali, che tengono in vita uno spazio altrimenti abbandonato. Sempre a Roma, c’è lo Spin Time, nel quartiere Esquilino, nato nel 2013 in un palazzo dell’Inpdap (oggi Inps) occupato dal movimento per il diritto all’abitare Action. Nell’edificio oggi vivono circa 500 persone. L’edificio continua però a essere in cima alla lista della Prefettura per gli sgomberi. È stato al centro della cronaca (e delle polemiche) nel maggio 2019, quando il cardinale Konrad Krajewski, in qualità di Elemosiniere Apostolico di Papa Francesco, è intervenuto per riattivare la fornitura di elettricità al palazzo occupato. Nel nord est resta ancora “okkupato” il Pedro, primo centro sociale nel Nordest, fondato a Padova nel 1987 da un gruppo di studenti e dedicato a Pietro Maria Greco, militante di Autonomia Operaia, latitante e ucciso dalla Digos e dai Servizi nel 1985, così come il Làbas di Bologna, già sgomberato nell’agosto del 2017 e oggi con sede in vicolo Bolognetti, per la quale, ad aprile di quest’anno, si è aggiudicato nuovamente la gestione degli spazi vincendo una gara avviata dal Comune di Bologna , non senza polemiche politiche da destra.

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di Luca Maurelli - 19 Dicembre 2025