Una battaglia del centrodestra
Scuole paritarie, arriva il bonus da 1500 euro: la libertà di scelta non è più un bene di lusso
Un emendamento alla manovra di Noi Moderati introduce il sostegno per le famiglie con Isee fino a 30mila euro e afferma un principio caro al centrodestra: il pieno riconoscimento alle famiglie del diritto-dovere sull'educazione dei figli
Una misura per la libertà di scelta educativa delle famiglie. È il bonus per la frequenza delle scuole paritarie introdotto in finanziaria con un emendamento di Noi moderati, che prevede un voucher fino a 1.500 euro studente per le medie e per il biennio delle superiori. La misura riguarda le famiglie con Isee fino a 30mila euro per le quali dunque un sostegno economico può rappresentare la discriminante tra poter scegliere o meno a quale proposta educativa rivolgersi.
Lupi sul bonus: «Le scuole paritarie sono a tutti gli effetti scuole “pubbliche”»
Le scuole paritarie, ha ricordato il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi, «fanno parte con le scuole statali dell’unico sistema pubblico di istruzione, cioè sono a tutti gli effetti scuole “pubbliche”». In questa cornice, per l’esponente di centrodestra, è dunque «significativa l’affermazione di principio per cui in una legge di Bilancio dello Stato viene riconosciuto concretamente il principio della libertà di scelta delle famiglie, a cui la nostra Costituzione riconosce il diritto e il dovere dell’educazione dei figli (art. 30)».
Valditara: «Una battaglia di libertà che il centrodestra porta avanti da 30 anni»
Soddisfazione è stata espressa dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara e dalle associazioni delle famiglie. L’approvazione dell’emendamento «è frutto di un dialogo e di una stretta collaborazione fra le forze di maggioranza e il governo, costituendo il coronamento di una battaglia di libertà portata avanti da tutti i partiti di centrodestra da 30 anni a questa parte», ha ricordato Valditara, sottolineando che «è un passo importante per consentire anche alle famiglie non abbienti di poter esercitare il diritto di scelta educativa».
Aumenta la spesa per la scuola italiana
Il ministro ha poi sottolineato che «nel contempo, come chiarito in modo inequivocabile dagli uffici Studi di Camera e Senato, continuiamo a incrementare le risorse destinate alla scuola italiana: le spese autorizzate a favore del bilancio del ministero dell’Istruzione e del Merito aumentano infatti per il 2026 di circa 960 milioni di euro. L’incidenza della spesa per la scuola sul bilancio dello Stato crescerà nel 2026, passando dal 6,2% al 6,3%». «Siamo ora in attesa dell’approvazione di un altro importante emendamento che stanzia 20 milioni di euro aggiuntivi per l’acquisto dei libri di testo sempre in favore delle famiglie meno abbienti», ha concluso il ministro.
FdI: «Una misura di equità sociale». Le associazioni dei genitori applaudono
Di «misura di equità sociale», che «supera finalmente anni di immobilismo e contrapposizioni ideologiche», ha parlato la deputata di FdI Critina Almici. Un ringraziamento al governo e ai parlamentari che hanno sostenuto l’emendamento è arrivato da Suor Monia Alfieri, che ha sottolineato che «come si può comprendere è una misura che va a favore delle famiglie meno abbienti, contrariamente alle narrazioni consuete di chi parla insistentemente di soldi dati alle scuole dei ricchi». Soddisfazione è stata espressa anche dal Moige, il Movimento Italiano Genitori, per il quale «questa misura rappresenta un intervento storico per porre fine a una discriminazione che persiste da oltre 25 anni nel nostro sistema scolastico».
L’opposizione arroccata sulle vecchie posizioni ideologiche
Secondo il capogruppo M5S in commissione cultura al Senato, Luca Pirondini, però, l’emendamento rappresenterebbe «un disinvestimento strutturale sull’istruzione pubblica» e dimostrerebbe che «Meloni e Valditara odiano la scuola pubblica». L’opposizione, insomma, continua a portare avanti una battaglia ideologica e anacronistica contro la scuola paritaria, disconoscendone il ruolo di servizio pubblico e, evidentemente, provando ostilità per la possibilità delle famiglie di poterla scegliere, a prescindere dal censo.