Atreju, sport protagonista
“Meloni rappresenta nel modo migliore la nostra nazione”: Buffon plaude alla premier e rilancia lo sport come comunità (video)
Abodi avverte: «Abbiamo investito troppo sul metodo e troppo poco sul divertimento. Il talento va seminato, coltivato e non soffocato»
Un’apertura che sorprende. Gianluigi Buffon, capo delegazione della Nazionale italiana di calcio, sceglie di partire dalla politica per collocare il tema in una cornice più ampia di responsabilità e continuità istituzionale: “Meloni sta governando da tanto, grandissimo risultato”. Una frase netta, pronunciata nel corso del panel di Atreju Quando lo sport diventa comunità: il ruolo degli oratori nella formazione dei giovani, che fa da sfondo a una riflessione articolata sul valore educativo dello sport e sulle sue radici sociali.
Lo sport sul palco di Atreju
Il confronto, introdotto dal deputato di Fratelli d’Italia Matteo Rosso e moderato dalla giornalista Giusy Meloni, ha messo attorno allo stesso tavolo esperienze diverse per ruolo e sensibilità: il ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi, il cappellano olimpico don Franco Finocchio e la nuotatrice olimpica Carlotta Gilli. Al centro del dibattito, lo sport come luogo di crescita umana prima ancora che agonistica.
Abodi: più spazio al gioco
Il ministro Abodi ha sottolineato il valore dell’esempio e della sobrietà, soffermandosi su quelle qualità che rendono credibili i campioni anche lontano dai riflettori. Al tempo stesso ha lanciato un monito al sistema sportivo, in particolare al calcio: negli ultimi anni l’attenzione quasi esclusiva alla metodologia rischia di aver sottratto spazio al divertimento e alla creatività, elementi essenziali per far emergere il talento.
Buffon è tornato su questo punto, ricordando che il calcio resta parte del dna del Paese, ma non può permettersi di soffocare le nuove generazioni. I talenti? “L’importante è saperli vedere, saperli forgiare e, purtroppo, non soffocarli”.
Buffon e il valore della formazione
Buffon ha poi intrecciato il riconoscimento politico a un racconto personale. “Anch’io ero uno della ‘famosità’, per cui nasce un po’ questa competizione con me stesso all’interno del talento. Però i miei genitori non mi hanno mai fatto sentire il peso o l’obbligo di dover forzare per riuscire nello sport”. È in questo equilibrio, tra sostegno e libertà, che l’ex portiere individua il primo insegnamento educativo.
Il ricordo va agli spazi della crescita: la scuola e l’oratorio. “Ricordo grandissime giornate passate all’ampio scuola a Barilovo, e ricordo tante giornate passate anche all’oratorio”, vissuti come autentiche alternative alla strada. Ambienti in cui la competizione non annullava l’uguaglianza, ma la rafforzava: “C’era questo senso di comunità che faceva sì che tutti si sentissero come uguali”. Un patrimonio che, secondo Buffon, negli ultimi anni rischia di affievolirsi.
Comunità, accoglienza e responsabilità educativa
Don Franco Finocchio ha riportato il tema su un piano collettivo: “Sentirsi parte di una comunità significa sentirsi accolti. L’educazione è una cosa che chiede a tutti di partecipare”. Una visione che richiama il ruolo dello sport come spazio condiviso, in cui ciascuno è chiamato a sentirsi protagonista di un percorso comune.
Un’impostazione condivisa da Carlotta Gilli, che ha definito lo sport “una filosofia di vita”, capace di insegnare a vivere “a 360 gradi”. La relazione con persone di età, culture e provenienze diverse diventa, secondo l’atleta olimpica, l’aspetto più formativo dell’esperienza sportiva: “Prima di tutto un grande atleta deve essere un grande uomo o una grande donna”, a prescindere da medaglie e trofei. Intervento al quale il ministro Abodi ha tenuto a complimetarsi. “Io voglio sottolineare, per la sobrietà, lo spirito di Carlotta. Noi abbiamo qui un’atleta che ha vinto tantissime medaglie, che ha diversi titoli mondiali ed europei. In lei c’è la semplicità e genio. Di questi esempi abbiamo bisogno, ma non solo nei giorni in cui dobbiamo celebrare le vittorie: nei giorni normali, nei quali dobbiamo imparare e migliorare. E queste testimonianze dobbiamo agevolarle”.