I viaggi della speranza
Le Ong denunciano una strage di migranti nel mare in burrasca. Accuse al governo, non agli scafisti…
Una strage di migranti in mare si sarebbe verificata nei giorni scorsi al largo delle coste libiche, secondo le Ong, che invece di accusare gli scafisti e chi illude i clandestini con viaggi della speranza nei mari in tempesta, provano a prendersela con la Guardia Costiera e il governo italiano. “116 persone hanno perso la vita nell’ennesimo naufragio del 2025 nel Mediterraneo centrale. L’unico sopravvissuto è stato salvato da un pescatore tunisino”, riferisce l’Ong Sea Watch sul suo account X. “Erano partiti giovedì scorso, e lunedì le abbiamo cercate con Seabird. Oggi – si legge nel post – Alarm Phone conferma il naufragio, avvenuto poco dopo la partenza”. Alarm Phone, la rete internazionale di attivisti e volontari che gestisce una linea telefonica di emergenza per migranti in difficoltà durante la traversata del Mediterraneo, aveva segnalato la scomparsa dell’imbarcazione con 117 persone a bordo e chiesto “risposte di fronte al silenzio e all’indifferenza delle autorità”, sottolineando che “le famiglie che cercano i loro cari scomparsi hanno diritto alla verità”.
Ong e la strage di migranti, accuse alla Guardia Costiera
La nave naufragata avrebbe avuto a bordo 117 persone e sarebbe partita da Zuwara, dalle coste della Libia, la sera 18 dicembre. È quanto riporta Alarm Phone che precisa di aver ricevuto informazioni sulla partenza e di aver “ripetutamente tentato di contattare l’imbarcazione tramite telefono satellitare, senza successo. Le guardie costiere e le ONG competenti sono state allertate, nonostante non disponessero di una posizione GPS”. “Quando abbiamo contattato la Guardia Costiera italiana, hanno confermato di aver ricevuto la nostra email, ma hanno immediatamente interrotto la chiamata senza fornire ulteriori informazioni o rassicurazioni”, mentre – prosegue Alarm Phone – “la cosiddetta Guardia Costiera libica ci ha comunicato telefonicamente di non aver soccorso né intercettato alcuna imbarcazione il 18 o il 19 dicembre”.”La sera del 21 dicembre il sistema di alert ha “ricevuto la notizia che alcuni pescatori tunisini avevano trovato un unico sopravvissuto su una barca di legno. Secondo quanto riferito, ha dichiarato di essere partito da Zuwara due giorni prima e di essere l’unico sopravvissuto”.”Secondo la sua testimonianza – riporta Alarm Phone -, solo poche ore dopo la partenza le condizioni meteo sono peggiorate drasticamente, con venti che hanno raggiunto i 40 km/h. Era estremamente debole e non siamo riusciti a ottenere un resoconto dettagliato dell’accaduto. Il sopravvissuto sarebbe stato trasferito in un ospedale in Tunisia dai pescatori”.
Maltempo, scafisti? No, la colpa sarebbe del governo: “La violenza alle frontiere non si ferma a Natale. Se le frontiere fossero aperte, queste persone probabilmente non sarebbero mai state costrette ad attraversare il Mediterraneo. Chiediamo risposte! Tutto cio’ che vogliamo per Natale sono le frontiere aperte”, attacca la ong tedesca Sea Watch. Un colpevole, per loro, c’è sempre, e sta a Palazzo Chigi.